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Un carro americano nell’Africa settentrionale

Stefano Deliperi




La II guerra mondiale è stata una vera e propria fornace che ha inghiottito uomini e mezzi di ogni specie nei suoi tanti teatri bellici.
Anche le Nazioni più dotate di risorse economiche e di materie prime – il vero carburante che ha garantito la vittoria finale – hanno patito pesanti sconfitte a causa dell’inesperienza e, soprattutto, del valore dei nemici.
È il caso delle prime battaglie combattute dal fortissimo (sulla carta) corpo di spedizione statunitense in Africa settentrionale.
Con l'Operazione Torch, lo sbarco sulla costa algerina e del Marocco, sul finire del 1942, le forze americane (tre Corpi d’Armata) vedevano nel carro armato M3 il fulcro delle loro formazioni corazzate.
Inizialmente il carro armato M3 era dotato di un cannone da 37 mm. in torretta e ben 5 mitragliatrici: una coassiale al cannone, una nello scudo frontale, altre tre in postazioni situate a destra e a sinistra dello scafo, ma presto queste ultime furono eliminate per guadagnare spazio interno per l'equipaggio. La propulsione era un motore stellare areonautico, ma altre versioni vennero dotate di motori diesel o automobilistici in serie (Light Tank M5).
Un successivo sviluppo del carro M3 Stuart fu l'M5. Questo veicolo aveva la parte frontale dello scafo realizzata con piastre inclinate ed era dotato di motori Cadillac montati in parallelo e il posto di guida spostato, mentre l'armamento era quello dell'M3.
Nonostante le non eccezionali prove, il carro armato M3/M5 venne prodotto in oltre 25.000 esemplari e venne utilizzato nelle forze armate di vari Paesi (Francia, Gran Bretagna, Unione Sovietica, India, Pakistan, Italia, Portogallo, America Latina) addirittura fino agli anni ’90 del secolo scorso. Un gran numero venne ceduto dagli U.S.A. alle nazioni alleate durante il conflitto mondiale.



M3 Lee della 1^ Divisione corazzata U.S.A. (Algeria 1943)


Nel primo grande scontro fra formazioni corazzate statunitensi da un lato e italo-tedesche dall’altro, gli americani subirono una durissima lezione.
La Battaglia del Passo di Kasserine (19-25 febbraio 1943) venne combattuta, nel corso dell’ultima controffensiva dell’Asse in terra d’Africa, fra alcuni reparti della 1^ Divisione di Fanteria, della 9^ Divisione di Fanteria, della 1^ Divisione Corazzata e del Combat Comand B dell’avanzante II Corpo d’Armata U.S.A. (19º Reggimento del Genio, 26º Reggimento Fanteria, 168º Reggimento Fanteria, 13º Reggimento Corazzato, 6º Reggimento Meccanizzato), supportati da reparti di artiglieria britannici e francesi, nonchè dalla Gore Force blindata britannica, contro la 21^ e la 15^ Panzer Division (il Panzergrenadier-Regiment Afrika, il Panzer-Regiment 8, il 71º Reggimento Artiglieria) tedesche e reparti della 131ª Divisione corazzata "Centauro", il 5º Reggimento Bersaglieri italiani.
Oltre 30 mila uomini e 500 carri armati da parte alleata, 22 mila uomini e 250 carri armati da parte italo-tedesca, con scorte di carburante ridottissime.
Sotto l’abile attacco delle forze dell’Asse, inferiori per numero e mezzi, le truppe americane cedettero e soltanto la superiorità aerea, la mancanza di carburante e gli ingenti rinforzi affluiti sul fronte evitarono una sconfitta di maggiori proporzioni.



Panzer III (Algeria 1943)


Gli Alleati ebbero 6.300 morti e feriti, oltre 4.000 prigionieri, 235 carri armati, 110 mezzi cingolati e 706 autocarri distrutti, mentre gli italo-tedeschi 201 morti, 536 feriti e 252 dispersi, 34 carri armati distrutti.
La battaglia rappresentò uno dei primi scontri su grande scala tra truppe statunitensi e tedesche nella seconda guerra mondiale. Le giovani ed inesperte truppe americane, maldestramente guidate in battaglia dai loro comandanti, furono sconfitte e subirono pesanti perdite; in particolare le forze corazzate americane (dotate di un equipaggiamento abbondante e moderno) mostrarono una netta inferiorità tattica e operativa nei confronti delle più esperte Panzer-Division tedesche.
In termini chilometrici la battaglia rappresentò la più grande sconfitta delle forze statunitensi nella seconda guerra mondiale, respinte di ben 140 km. in una sola settimana.


Operazioni belliche

Il carro armato leggero M3 ne uscì con le ossa rotte dal confronto con il carro armato pesante Tiger e verrà sostituito pian piano dal carro armato M4 Sherman.
Ma ormai la campagna d’Africa volgeva al termine e si concluderà qualche mese dopo, il 13 maggio 1943, con la resa finale delle truppe italiane nel ridotto di Capo Bon.
Le truppe tedesche si erano arrese due giorni prima, l’11 maggio 1943, senza nemmeno avvertire gli italiani.




Nel piccolo diorama, composto da elementi naturali (sabbia, legno arbusti) e da un piccolo carro armato M3 in scala 1/72 della Unimax – Forces of Valor (importante azienda di Hong Kong), vediamo il carro armato M3 “Kentucky” (così chiamato dal suo equipaggio) in un momento di pausa dei combattimenti del Passo di Kasserine.

Il capo-carro scruta l’orizzonte con il binocolo, alla ricerca del nemico.

Chissà se riuscirà a sopravvivere alla battaglia...

Nota: Le immagini storiche sono tratte da Wikipedia



Commento di Riccardo [30/03/2014]:
Bravo. Come ricordi a Kasserine c'erano gli italo-tedeschi, e anche i nostri fecero tutta la loro parte. Nonostante tutto e nonostante non lo ricordiamo.

Commento di Stefano [30/03/2014]:
E' vero, alla battaglia di Kasserine c'erano reparti della 131ª Divisione corazzata "Centauro" e il 5º Reggimento Bersaglieri italiani. Fecero la loro parte fino in fondo, nonostante la scarsità di mezzi disponibili.



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