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Schnellbot S-100 - Roberto Colaianni

Kit Revell, scala 1/72

Storia e sviluppo

La storia tecnica delle Schnellboote è un omaggio alla fantasia, determinazione e intraprendenza degli ingegneri tedeschi. Anche se il Trattato di Versailles aveva lo scopo di impedire alla Germania di riarmarsi in previsione di una guerra di aggressione, il suo effetto pratico è stato quello di stimolare dei programmi per lo sviluppo di armi geniali e moderne. Trasformando gli ostacoli in vantaggi, gli ingegneri tedeschi hanno progettato mezzi che hanno astutamente aggirato le restrizioni del trattato di Versailles e permesso ad una nazione dotata di forze leggere, di sconfiggere un nemico più potente, ma anacronistico.
La rapida sconfitta della Francia nel 1940, nonostante la sua schiacciante superiorità numerica sulla Germania in armi e truppe, è stato il risultato di questo programma.




La S-Boot è un classico esempio di ingegneria influenzata dal trattato di Versailles. Concentrandosi su un battello considerato troppo insignificante da parte degli alleati per essere disciplinato dal Trattato, i tedeschi ha creato una nave da guerra di dimensioni ridotte, ma molto adatta al Blitzkrieg navale. Pesantemente armata e molto veloce, in grado di infliggere danni significativi a un nemico più potente e fuggire illesa. Il suo design robusto ha dimostrato grande lungimiranza nel suo futuro ruolo operativo e ha sottolineato l’alta qualità della produzione di massa.

Fin dall’inizio del programma , il Comando Navale Tedesco ha richiesto scafi adatti a combattere nelle condizioni meteo marine tipiche del mare del Nord. Una serie di prove con una vasta varietà di modelli è iniziata nel 1920, sotto la copertura dello sviluppo di una vedetta antisommergibile veloce. La maggior parte dei programmi iniziali si è concentrata su scafi plananti piuttosto corti, comunemente usati per i motoscafi veloci. Questo tipo di carene, piuttosto piatte, sono ideali per imbarcazioni veloci in acque tranquille, ma perdono tutti i vantaggi tipici, in caso di mare mosso, quando la carena tende a sbattere contro le onde, imponendo di ridurre la velocità. Inoltre, gli alti sbuffi di acqua iridescente, creati da una scafo planante che si muove ad alta velocità, è visibile a grande distanza di notte.

Nel 1928, alla luce di questi limiti e delle già citata condizioni meteo marine tipiche del Mare del Nord, il comando navale Tedesco decise di concentrare le sue attenzioni unicamente su carene dislocanti dal fondo arrotondato. In particolare l’ attenzione è stata attirata dall’ Oheka II, un motor yacht di lusso, altamente innovativo, costruito nel 1927 dal cantiere Lüerssen per un magnate ebreo emigrato negli Stati Uniti dalla Germania. Il nome “Oheka” è l’ anagramma del nome del suo proprietario, Otto Hermann Kahn. La sua carena di forma arrotondata era lunga 22,5 m, e dislocava 23 tonnellate. Ha raggiunto una velocità massima di 34 nodi, rendendola la barca più veloce al mondo nella sua classe. Non vi è alcuna prova che confermi le voci, secondo le quali, lo scafo fosse usato per il contrabbando di Rum.
Con Oheka II, Luerrsen ha superato molti degli inconvenienti della carena dislocante a fondo arrotondato. La barca tagliava le onde potentemente motorizzata da tre Maybach da 550hp. L’utilizzo composito di tavole di legno su telai in lega ha ridotto notevolmente i pesi senza compromettere la robustezza dello scafo.


Schnellbot S-100

La tendenza tipica degli scafi tondi, ad abbassare la poppa ad alta velocità, perdendo efficienza, è stata ridotta da una carena con forma appiattita verso poppa, che creava la necessaria portanza idrodinamica.
Il perfetto equilibrio raggiunto in Oheka II, in fatto di velocità, resistenza e tenuta del mare, era esattamente ciò che voleva il comando navale. Nel novembre 1929, Lüerssen ha ottenuto un contratto per costruire un’ imbarcazione con lo stesso design di base, ma con due tubi lanciasiluri a prua, e una velocità leggermente superiore. Stava per nascere la S-1, la prima Schnellboot della Kriegsmarine e la base per la realizzazione di tutte le S-boot costruite durante la seconda guerra mondiale.


Schnellbot S-100

La sperimentazione condotta con la S-1 e le esperienze fatte con il lotto iniziale di ulteriori cinque imbarcazioni, ha portato a immediati miglioramenti e innovazioni. Un’innovazione fondamentale è stata la nuova configurazione del complesso dei timoni, a partire dalla S-2 (1932). A dritta e a sinistra del timone principale furono aggiunti due timoni di dimensioni minori che potevano essere orientati verso l’ esterno di circa 30 gradi. Ad alta velocità questi timoni creavano una bolla d’ aria appena dietro le tre eliche, aumentandone l’ efficienza, diminuendo l’ onda di poppa e facendo assumere un assetto quasi orizzontale all’ imbarcazione, migliorando notevolmente le prestazioni in fatto di velocità. Questo fenomeno è conosciuto come effetto Lurssen .
Un deflettore di flusso è stato aggiunto sul bordo inferiore dello specchio di poppa a partire dalla S-18 (1938). Lo scopo era quello di deviare il flusso di acqua leggermente verso il basso, per contrastare qualsiasi tendenza dello scafo a “sedersi” di poppa all’ aumentare della velocitàe migliorare ulteriormente le prestazioni dello scafo.
Miglioramenti furono anche apportati alle sovrastrutture. Sulle prime serie il comandante operava sul ponte, protetto da uno scudo paraspruzzi. Dietro di lui, nella timoneria, stavano il timoniere, il navigatore, l’ operatore radio e l’ operatore del telegrafo di macchina. Il comandante comunicava i suoi ordini voce attraverso dei tubi flessibili, o tramite un marinaio dotato di un cuffie e laringofono collegate a un intercom.

Con la classe S-26 (1940), oltre a uno scafo da 34.9m sono state introdotte importanti modifiche progettuali. I tubi lanciasiluri sono stati racchiusi in un alto castello di prua, aumentando lo spazio interno e la riserva di galleggiabilità. Un ponte di comando è stata creato appena dietro e superiormente alla timoneria, spostando così il comandante in una posizione centralizzata, con migliore visibilità e al riparo dagli spruzzi. Il suo “cruscotto” era costituito da un pannello vetrato attraverso il quale si poteva osservare una bussola e l’interno della timoneria. (Da notare che sul ponte di comando non era prevista l’ installazione di un timone).
A partire dalla S-30 (1939) diverse imbarcazioni sono state costruite con uno scafo leggermente più piccolo, 32.7m, e con la timoneria vecchio stile. La classe S-38 era una continuazione della classe S-26 con ventilatori semplificati e altre modifiche minori.
Sulle S-38 l’ armamento difensivo ha cominciato ad essere potenziato, oltre alla 20mm a poppa, è stata installata una seconda arma da 20mm anche a prua, in un pozzetto appositamente ricavato nel castello, tra i due tubi lancia siluri. Sono comparsi complessi binati da 7,92mm a centro nave e, successivamente, l’ arma di poppa è stata sostituita da un cannone Bofors da 40mm costruito su licenza.

Sulla S-67 (1942) è stata per la prima volta sperimentata una cupola blindata, la cosiddetta “Kalotte”, a protezione del ponte di comando e della timoneria. La blindatura è stata aggiunta come contromisura per proteggersi dalla crescente potenza di fuoco delle imbarcazioni di scorta Inglesi, i cui frequenti incontrati nel Canale della Manica, portavano a inevitabili e cruenti scontri a fuoco, spesso da distanze ravvicinate, e con casi di speronamenti più o meno accidentali. La variante con ponte blindato delle S-38, ha preso la denominazione di S-38b, che veniva consegnata dai cantieri con la Kalotte già installata. Poco dopo è seguita la classe S-100 (1943) che è stata progettata fin dall’inizio per incorporare la Kalotte e dotata di un armamento potenziato, solitamente composto da un affusto singolo da 20mm annegato nel castello di prua, come già visto sulle classi precedenti, un complesso binato sempre da 20mm a centro nave e un cannone da 37mm a poppa.

Un ‘ultima variante Schnellboot, il tipo 700, è stato progettato aumentando le armi AA, aggiungendo 2 tubi lancia siluri a poppa e rivolti all’ indietro e un cannone da 30mm a prua. A causa dell’ incremento di peso suo peso, era stata prevista l’ installazione dei più potenti motori MB518.

Tuttavia, la produzione del MB518 è stata annullata a causa di bombardamenti alleati, e la S-700 non è mai stata costruita, le S-701 a S-709 sono state completate come S-100. Ciò è confermato dalle prove fotografiche.
Ci sono stati molti cambiamenti minori nel corso del conflitto, l’armamento, le sovrastrutture, e le dimensioni dello scafo, ma il disegno della carena è rimasto sostanzialmente invariato rispetto all’ S-18.
Alla fine Luglio 1945, il futuro presidente John F. Kennedy, visitò la Germania sconfitta con il segretario dell’ US Navy, James Forrestal. In qualità di ex comandante di PT boat, ha chiesto e ottenuto di ispezionare accuratamente una “E-Boat” ( enemy boat, come gli inglesi chiamavano le s-boot) intatta, a Brema. Kennedy registrò nel suo diario la seguente nota : “le Schnellboote erano di gran lunga superiori alla nostra contemporanee PT”.


Specifiche tecniche S-100

Lunghezza: 34.9 m (114 feet 6 inches)
Dislocamento: fino a 120 t.
Velocità: 43.8 nodi
Motori: 3 Dailmer Benz MB 501, DA 2000 CV, 20 cilindri calettati su tre assi porta eliche.
Armamento (tipico della classe S 100):

  • 2 tubi lancia siluri da 53.3 cm (21 inches) torpedo tubes, con due siluri di riserva
  • 1 × 20 mm in pozzetto annegato nel castello di prua.
  • 2 × 20 mm in affusto binato a centro nave.
  • 1 × 37 mm a poppa.
  • 4-6-mine

Tratto da www.prinz eugen.com


Premessa alla realizzazione.

Ed eccomi qua’ a raccontarvi dell’ennesimo “restauro”, al pari dell’ U-Boot VIIC già pubblicato su queste pagine.
Originariamente costruito con tecniche rudimentali, (che si sono rivelate provvidenziali, in quanto mi hanno permesso di scollare gran parte dei pezzi senza danneggiarli), e pitturato interamente a pennello, quando ancora non avevo alba di quelle che fossero le tecniche oggi usate anche dai modellisti meno esperti per la colorazione e l’ invecchiamento.




Prima del restauro…




……e dopo.


In origine avevo previsto di restaurare il pezzo per un ambizioso diorama portuale che ho già iniziato e di cui vi anticipo una foto.



Diorama che avrebbe dovuto accogliere il modello “restaurato”


Naturalmente ho acquistato un congruo numero di set di aftermarket per migliorarlo in maniera significativa.
Manco a farlo apposta, un mio affezionato cliente mi ha chiesto di costruirgli proprio la S 100. Dopo lunga attesa da parte sua, al fine di anticipare i tempi di consegna, ho deviato l’esemplare in restauro dalla destinazione “ diorama” al “cliente” e cominciato la costruzione di un esemplare nuovo.


Il modello

Il modello è un Revell di ultima generazione, si presenta ricco di particolari ma di montaggio relativamente semplice. Non vi sono segni di estrattori in parti visibili e l’ uso di stucco è limitato alla giunzione dei due semiscafi, allo specchio di poppa, allo spigolo tre calotta corazzata e opera morta. I ponti si incastrano molto bene sullo scafo, potrebbero essere teoricamente montati a secco senza l’ uso di colla, e , per chi lo vuole, potrebbero essere addirittura colorati separatamente.
Naturalmente ci sono anche dei difetti, innanzi tutto la plastica, almeno nel caso dei due esemplari da me acquistati, è piuttosto fragile. I corrimano sono piuttosto spessi, ma credo che sia difficile far di meglio in plastica, forse gli scudi delle armi potevano essere più sottili.
Inspiegabile la mancanza di caricatori, almeno per le tre armi da 20 mm, presenti in altre realizzazioni in plastica.
Si sarebbero potuti aggiungere tanti piccoli particolari per arricchire il modello, ma già così ha un aspetto bello pieno. E poi bisogna pur dar qualche cosa da fare al signor Eduard.
I figurini sono tutti della Ecker e Goros in metallo, tranne il cannoniere di prua, che è invece un Revell.


Montaggio

Come già spiegato nell’ introduzione, si tratta di un restauro, commissionato da un appassionato navale per cui avevo già in passato costruito alcuni soggetti.



L’ originale “ smontato” e “grattato”


Gli accordi erano per una costruzione da scatola, (a meno dei figurini) e così è stato fatto, modifiche e miglioramenti ridotti al minimo sindacale.
Una modifica che giudico simpatica, anche se potrebbe non piacere a tutti, è stata quella di riprodurre uno dei due siluri in fase di lancio.



Siluri FUORI…


Per fare ciò ho dovuto aprire l’ apertura del tubo lanciasiluri e ricostruire il bordino sporgente in lamierino di rame.
Per posizionare il siluro in volo, inizialmente avevo pensato di inventarmi un annullatore gravitazionale, con lo scopo di annullare il campo gravitazionale terrestre in prossimità dell’ ordigno e farlo rimanere sospeso, poi, per rimanere nel budget concordato, ho pensato che un filo di ottone piazzato tra le alette del siluro e passante attraverso un foro in prossimità del portello del tubo di lancio, avrebbe ottenuto quasi lo stesso risultato.

Una modifica sicuramente indispensabile è stata quella di sostituire i braccetti dei seggiolini della 37 mm, con copie in acciaio armonico, fissate ad appositi rinforzi in plasticard aggiunti allo scudo dell’ arma.
Dubito infatti che gli originali avrebbero retto a lungo il peso dei figurini in metallo.




Il pezzo da 37 mm, manca ancora il volantino per l’ alzo o il brandeggio dell’ arma, si vedono i proiettili auto costruiti.

Altre piccole modifiche sono state:

  • Dettaglio del battellino di salvataggio e telo di copertura


Dettaglio della copertura del battellino e delle fascette di fissaggio dei siluri auto costruite.


  • Caricatori in plasticard per le armi da 20 mm, e clip per il cannone da 37 (sinceramente non me la sentivo di far finire sotto corte marziale i cannonieri per aver affrontato il nemico con le armi scariche)


Il complesso binato da 20mm a centro nave.

  • Cime di ormeggio e quella dell’ ancora.
  • Cavetti per il trattenimento delle cariche di profondità.
  • Antenne.
  • Teli paraspruzzi lungo i corrimano.
  • Fascette ritegno siluri.
  • Vetro per la finestra anteriore della calotta corazzata in acetato.

In fase di costruzione, sono anche stati praticati tutti i fori per il posizionamento dei figurini, dotati di spillo almeno i un piede, per garantire un sicuro fissaggio allo scafo, visto il loro peso.

La conformazione del modello rende agevole la colorazione separata di molti accessori, che possono essere incollati sul ponte solo successivamente, evitandoci così un tedioso lavoro di mascheratura e il rischio di combinare disastri, quando maneggiamo un modello ingombrante e irto di ogni sorta di ammennicoli sporgenti.


Colorazione

Anche qui devo dire che non mi sono sbizzarrito in tecniche complicatissime, alla fine i ponti sono stati dipinti in German Grey Tamiya schiarito con del bianco nei punti di maggior usura e un dry brush grigio 64 Humbrol sui particolari in rilievo per farli meglio risaltare.




I paiolati in legno, in molte foto apparivano verniciati nello stesso colore grigio scuro del ponte. Per creare un minimo di variazioni cromatiche ho preferito rappresentarli in legno naturale, pitturandoli a pennello con una mano di Chocolate Vallejo, seguito da dry brush con smalti Humbrol Legno naturale e Ocra.



La colorazione dei paiolati


Un pre-shading in Neutral Gray ha preceduto l’ applicazione dello Schnellboot weiss, che è una mia creazione, ottenuta mescolando minime quantità di Nato Black e Desert Yellow al bianco opaco Tamiya.



Pre-shading


Le canne delle armi sono state pitturate in Nero Vallejo, a cui è seguito un dry-brush in Gun Metal e poi Alluminum Humbrol.
La rivettatura sulla calotta e sulla copertura dei tubi lancia siluri è stata riprodotta a matita, mina da 0,3 poi evidenziata a pennello con un lavaggio acrilico Vallejo Marrone.
Le scrostature sono state fatte graffiando realmente il colore con una lama appuntita.



Rivettatura e scrostature


Un paio di mani date ad aerografo di cera Emulsio Facile diluita al 50%con acqua e qualche goccia di alcol ha reso lucido il modello. Ho applicato le decal, un lavaggio selettivo a olio Terrra di Cassel ha simulato lo sporco, qualche piccola colatura di ruggine è stata invece simulata con il terra di Siena.

I figurini sono stati dipinti con una mano di primer Humbrol ad aerografo e poi con acrilici Vallejo a pennello. Ogni colore ha ricevuto tre mani, un fondo, una mano schiarita per le luci e d una scurita per le ombre.



Alcuni membri dell’ equipaggio


Due mani di opaco Gunze hanno posto fine ai lavori.


Conclusioni

Un modello costruito in tutta rilassatezza, che, pur senza eccessi maniacali nella cura del dettaglio, si presenta abbastanza “pieno” e rende molto bene le linee eleganti di quelle che sono state probabilmente le migliori motosiluranti impiegate durante la seconda guerra mondiale, …e non lo dico io, l’ ha detto il presidente Kennedy….










P.S.
Appuntamento tra un annetto (spero), quando avrò finito la mia S 100, con il relativo diorama.



Roberto "Target" Colaianni
e-mail roberto.colaianni@alice.it

30.09.2010

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