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Questo semi-sommergibile, in pratica un vero e proprio battello d’assalto, fu costruito a Charleston, nella Carolina del Sud, ad opera dei Confederati nel 1863 in piena Guerra Civile, con lo scopo soprattutto di sorprendere le navi unioniste con mezzi decisamente costruiti a basso costo, facili da realizzare ma non sempre perfettamente funzionanti, anche se progettati con idee all’avanguardia per quei tempi.
La missione era quella di avvicinare e colpire le navi nemiche che al largo, alla fonda, bloccavano l’importante porto di Charleston, immergendosi sotto il pelo dell’acqua grazie alla zavorra distribuita abbondantemente lungo lo scafo, lasciando sporgere solo la lunghezza della soprastruttura di comando a cielo aperto, il fumaiolo e i due condotti cilindrici di ventilazione.
Per rendersi ancora meno visibile, oltreché operare di notte o alle prime luci dell’alba, usava come combustibile il carbone antracite che brucia senza produrre fumo dal fumaiolo.
"Little David" abbandonato dopo la Guerra Civile
Aveva lo scafo in legno a forma di sigaro - lungo 15 m e largo max 1,8 m - con le estremità rivestite da coni metallici, mentre altre lastre di ferro, opportunamente sagomate a protezione, ricoprivano parzialmente sia la parte superiore che le fiancate.
A prua un supporto sosteneva una pertica lunga 10 m alla cui estremità era inserita una torpedine lunga 81 cm e del diametro di 25 cm che, dotata di una carica di 50 kg di polvere nera, deflagrava a percussione dello scafo della nave da guerra nordista.
La stessa pertica si poteva inclinare, mediante una fune passante su una carrucola, in modo da colpire la nave nemica sotto la linea di galleggiamento.
Da qui il nome di David: l'attacco di un piccolo battello contro navi molto più grandi e potenti... Golia.
Progettato da Julian Ravenell, nel corso del conflitto fu costruito in diversi esemplari, probabilmente venti, e solo uno di stazza e dimensione molto più grande, però non completato.
"Enlarge David"
Nella notte senza luna del 5 Ottobre 1863 intraprese la sua prima missione: sfruttando l’effetto sorpresa ed al comando del tenente William Glassell uscì dal porto di Charleston, raggiunse le navi unioniste che stazionavano al largo e speronò la corazzata U.S.S. New Ironsides, ammiraglia della flotta assediante.
USS New Ironsides
All’impatto la torpedine esplose, provocando un’alta colonna d’acqua che, riversandosi sul battello attaccante, ne provocò l’immediato spegnimento della caldaia con conseguente fermo del motore!
Glassell e altri due membri dell’equipaggio, credendo che il loro battello stesse affondando e sotto il fuoco di reazione con armi leggere, si gettarono in acqua e solo il timoniere che non sapeva nuotare rimase a bordo; poco dopo, visto che il David non stava effettivamente affondando, risalirono a bordo, riaccesero i fuochi della caldaia e ritornarono alla base sani e salvi.
Viceversa, la New Ironsides fu seriamente danneggiata dall’esplosione e dovette abbandonare il blocco navale.
Di seguito le mappe d’epoca del porto di Charleston sotto assedio con evidenziate le opere di difesa dei "ribelli" confederati e lo stazionamento delle rispettive navi.
Agosto 1863
Settembre 1863 con indicata la posizione della New Ironsides
Nelle medesime acque il 17 Febbraio dell’anno successivo il sommergibile confederato C.S.S. Hunley (già illustrato su questo sito) passò alla Storia mondiale per essere stato il primo battello subacqueo ad affondare una nave nel corso di un’azione di guerra.
Il modello scala 1:32
Dopo aver realizzato l’ariete corazzato C.S.S. Tennessee ho acquistato, sempre dalla statunitense Cottage Industry Models, il kit di questo originale e poco conosciuto battello.
Lo scafo, in resina di color bianco, si presenta in due pezzi tagliati in asse orizzontalmente che si uniscono perfettamente a incastro, senza bisogno di aggiustamenti o stuccature varie.
Però, anche in questa realizzazione ho incontrato le solite difficoltà riscontrate nei precedenti kit: stampate poco precise, istruzioni lacunose, ecc.; ma con perseveranza ed essendo ormai vaccinato a queste situazioni sono riuscito, con grande soddisfazione, sia a superare i difetti che a integrare e a migliorare i vari componenti.
Infatti, una delle due fiancate più lunghe della sovrastruttura di comando era un po’deformata verso l’interno e per rimediare avevo due possibilità: tagliarla e sostituirla con listelli in legno o utilizzare il vapore, emesso da un pentolino d’acqua posto sul fuoco di un fornello in cucina, per ammorbidirla e poi con delicatezza raddrizzarla.
Ho deciso per quest’ultima soluzione, mai sperimentata prima, e il risultato è stato sorprendente per l’immediatezza della buona riuscita.
Successivamente, per nascondere del tutto il non perfetto allineamento verticale di tutte le fiancate ho applicato a correre sulla parte superiore della struttura un listello di legno del medesimo spessore, a sezione quadrata da 2,5x2,5 mm.
Infine, per una migliore finitura, visto che i lati interni non erano stati preventivamente incisi orizzontalmente a simulare le tavole in legno, similmente alla corrispondente parte esterna, ho preferito incollare dei listelli di legno piatti da modellismo navale anziché, vista la difficoltà per la ristrettezza dello spazio, tentare a mia volta di inciderli.
Sempre per un maggior realismo, ho sostituito la piattaforma grigliata in resina del timoniere e la ruota del timone in metallo stampato con altrettanti in legno, e ho anche fissato sulla parte superiore dello scafo a prua e a poppa due bitte d’ormeggio, il tutto proveniente dalla mia banca pezzi.
Non ho potuto fare a meno di tagliare longitudinalmente parte di una fiancata dello scafo, troppo interessante e utile visualizzare l’interno, dove si può notare:
- la caldaia cilindrica (nella realtà proveniente da un locomotore), completa dal lato sportelli di un manometro, un termometro e la leva, sporgente con contrappeso colorato in rosso, che agiva sulla valvola di sicurezza;
- le tubazioni in alluminio di mandata e ritorno del vapore, con volantini di intercettazione e elementi a gomito, nei quali, previa foratura, ho inserito un sottile tondino d’ottone necessario a sostenere e fissare meglio i tratti orizzontali, non fidandomi della sola incollatura;
- il motore, imbullonato su due sostegni a cavalletto e colorato in verde, agiva alimentato dal vapore proveniente dalla caldaia su leveraggi e ruote dentate, quest’ultime colorate in rosso, per azionare l’elica bipala;
- la piattaforma del timoniere, elevata su due supporti metallici;
- la zavorra, abbondantemente distribuita a strati lungo la parte inferiore dello scafo e che era costituita da una varietà di rottami in ferro e altri materiali, morchia compresa;
- il cumolo di carbone, in granuli sparsi a strati successivi e fissati di volta in volta con colla liquida spray sia sul lato fiancata che sotto la piattaforma; ad uso del fuochista ho posizionato una pala e un barilotto d’acqua provenienti dal mio "magazzino";
- le funi di comando, che dal mozzo della ruota del timone correvano longitudinalmente, attraverso occhielli fissati alle fiancate interne dello scafo, fino ad una barra incernierata a poppa per manovrare il sottostante timone (la fune della fiancata tagliata è solo abbozzata).
Assemblare il tutto è stato abbastanza impegnativo, ma estremamente gratificante soprattutto per le migliorie e le integrazioni che sono riuscito a portare; non ultimo il particolare delle "caviglie":
nel gergo navale si riferisce ad un piolo di legno robusto, arrotondato a forma di impugnatura che, inserito in un apposito supporto forato, serviva a fissare il cordame di maneggio delle vele.
Ne ho installate due al posto delle previste ma anonime barrette d’ottone, quali sostegno della fune di manovra della pertica con la torpedine, e una extra anche all’angolo lato timoniere, alla quale ho appeso una gomena arrotolata sporgente fuori bordo e verso l’interno una borraccia con vicino un fucile con il calcio appoggiato a terra, entrambi in dotazione all’esercito confederato e prodotti dalla statunitense Shenandoah Miniatures.
Infine, per un maggior realismo, ho inserito un figurino in resina della Blues Miniatures, realizzato sì quale timoniere della Real Marina Borbonica 1854 (figurino commemorativo di Neapolis Model Expo dell’Ottobre 2014), ma che ho dipinto con i colori delle uniformi confederate, previa naturalmente una breve ricerca storica di uniformologia:
mi auguro di non far storcere il naso ai puristi dei figurini...
Ho eseguito la verniciatura con il solo uso del pennello: "l’effetto legno" dello scafo come da prassi già illustrata nel precedente modello della C.S.S. Tennessee con la sola variazione di toni, mentre i componenti interni e le altre parti esterne con acrilici di colori e marche diverse, dando poi invecchiamento, lavaggio ed usura in forma leggera.
Il modello finito è lungo 70 cm, largo 6 cm, con un’altezza al fumaiolo di 15 cm e poggia su due colonnine in metacrilato inserite in una lastra effetto acqua con fondo bianco della Essebiemme.
L’ho completato inserendo alla base una lastrina in ottone da 11x3,5 cm con applicata l’immagine della bandiera della Marina confederata vigente in quell’anno e inciso il nome del battello; ad una estremità della stessa base ho anche posizionato le due mappe d’epoca.