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M.M. 6357 - Codici 60-57 - Kit Cunarmodel 1/72
Quando, alla fine degli anni '50, il Fiat G.91 R vinse il concorso per il velivolo che avrebbe dovuto riequipaggiare i paesi NATO, i dirigenti della Fiat Aviazione dettero il via agli ingegneri per la progettazione e costruzione della versione trainer biposto in tandem per addestrare i piloti all'impiego operativo della macchina.
Ne vennero costruiti due esemplari di pre-serie ed il primo N.C. 1 (M.M.6288) ,volò il 31 maggio del 1960 a Torino-Caselle con ai comandi il collaudatore Fiat Aviazione Simone Marsan.
L'Aeronautica Militare ne ordinò 191 esemplari, 44 la Luftwaffe mentre altri 22 velivoli, furono prodotti su licenza dalla tedesca Dornier ed altri equipaggiarono l'Aviazione Militare Portoghese.
Nel novembre del 1964 i primi G.91 T giunsero ad Amendola S.V.B.A.A (Scuola Volo Basico Avanzato Aviogetti), parte della 60 Aerobrigata.
Fu soprannominato " Virus " dai piloti a causa di alcuni problemi che dava durante la fase di volo ma erano compensati dalla manegevolezza che però non significava facilità di pilotaggio : Per queste sue caratteristiche intrinseche era un velivolo molto formativo e selettivo.
Ad esempio i piloti rientrando dagli USA, dopo aver volato sui T-37 e T-38, incontravano molte piu difficoltà sul G.91 T ad Amendola rispetto al "104" a Grosseto.
Rispetto alla versione "R" vantava una deriva piu alta, la fusoliera allungata di 140 cm ed ingrandita per ospitare il secondo posto di pilotaggio in posizione leggermente rialzata.
Con l'incremento di peso ed il differente bilanciamento si avevano delle vibrazioni che si riperquotevano sulla barra di comando e per ovviare a questo inconveniente sono state aggiunte due file di alette anti-flutter rispetto alla versione R, sotto la deriva.
Anche il "Tango" era provvisto di radio UHF,IFF e TACAN, camere Vinten all'interno del muso e seggiolini eiettabili 0.0. Martin Baker Mk-4.
Anche il motore era lo stesso che equipaggiava la versione R, il Bristol Siddley "Orpheus" 803.02 da 2270 kg di spinta.
L'armamento consisteva in due mitragliatrici Browning M-3 da 12,7 mm con 300 colpi per arma e due travetti subalari che potevano portare ordigni di caduta come bombe Mk.82,razzi HVAR,razziere Orione,contenitori al napalm e serbatoi ausiliari da 260 litri.
Per oltre 30 anni il G 91 T ha brevettato oltre 1300 piloti militari operando sulla base di Amendola,fino alla sua radiazione nel 1995.
L'ultimo volo si tenne il 30 settembre 1995 con l'esemplare Special Color M.M.6363 ex 32-63 del 204° Gruppo con ai comandi i piloti Ten.Col. Marco Zanchi ed il Ten. Col. Pilota Luigi Di Giovane.
Montaggio
Se vi dovesse venire voglia di "Tango" il mercato modellistico non offre tante soluzioni e purtroppo non di facile montaggio e reperibilità:vediamo quali.
In commercio si potevano trovare il kit della Aeroclub in scala 1/72 con semi-fusoliere e tettucci in vac-u-form poi vi era la P.D.Model con due kit in resina nelle scale 72 e 48 ed infine la Cunarmodel che ha messo in commercio un modello in resina in scala 72.
Come avevo accennato prima, purtroppo sono kit abbastanza complessi nel montaggio e necessitano di esperienza, manualità,e di una fornita attrezzatura, altrimenti si può incappare in situazioni insormontabili.
Il modello da me presentato è quello Cunarmodel, 52 pezzi di classica resina color crema, una lastrina di fotoincisioni, due master in resina dei canopies uno del T1 ed uno del T3 con la gobba sulla parte del tettuccio dell'istruttore ed un minuscolo foglio decals con insegne della SVBAA di Amendola, per un esemplare del 32° Stormo sempre di Amendola con insegna low-viz e per un soggetto della Luftwaffe.
La sfortuna, però, si è abbattuta su questo povero modello, appena aperta la scatola e tolto dall'imballaggio le semi fusoliere, noto immediatamente che qualcosa proprio non va.
Avete presente la forma dei fusilli? Era ritorto sul suo stesso asse verticale.
Vi confesso che sono stato colto da sconforto poi, amante delle sfide impossibili, ho cercato di riportare gli elementi nelle forme ed inclinazioni corrette, mettendole in trazione a caldo e lavorandole a mano.
Con molta pazienza ed ansia per paura di provocare piu danni ancora, sono riuscito a diminuire la svergolatura delle semi fusoliere quasi nella totalità.
Per questa operazione sono stati fondamentali i bagni in acqua calda in alternativa all'uso della pistola termica con la massima cautela previa fissaggio delle semifuosliere su di una tavoletta di legno piana.
Anche le fotoincisioni incluse,di provenienza RCR, si sono rivelate spesse e sovradimensionate e con parti non montabili su questa versione di velivolo,di conseguenza sono riuscito ad usarne solo una parte apportando modifiche selettive.
Dopo un approfondito studio dei disegni, immagini e del kit, ho iniziato il lavoro staccando, con un seghetto fotoinciso, i pezzi dalle materozze e dopo la sbavatura e pulitura ho cominciato le innumerevoli prove a secco per capire dove dovevo togliere materiale per avere poi una buona collocazione degli elementi in fusoliera.
Il kit ha un'impronta molto artigianale e lascia ampi spazi di interpretazione per l'auto-costruzione dell'abitacolo infatti nel modello non c'è traccia di un cockpit vero e proprio come siamo abituati a trovare.
Bisogna armarsi di calma e pazienza e farlo da zero in scratch iniziando dal pavimento per poi passare alle consolle, cruscotti ed ogni dettaglio interno.
Dopo accurate misure,ho tagliato i vari elementi in plasticard da 0,25 mm,dopo svariate prove a secco e l'incollaggio ho potuto dettagliare le consolle dei vari switch e pistolini con cilindretti ricavati da differenti diametri di sprue filato a caldo e tagliati da strip Evergreen a sezione rettangolare e filo elettrico da 0,10 mm.
Per completare questa prima fase di lavoro ho colorato la vasca con grigio FS 36375 seguito dal trasparente lucido e profilatura con marrone molto scuro, per questa fase ho usato un grigio scuro a smalto.
Con il trasparente opaco si chiude la fase di lavoro su questo elemento.
I cruscotti, invece, si sono rivelati più complessi ed il lavoro è stato discretamente lungo.
Anche per questa fase ho usato plasticard da 0,25 mm sul quale ho sagomato la forma dei pannelli che sono stati colorati di nero e su cui ho tracciato la posizione degli strumenti in decals da posare.
Usando come dima le fotoincisioni dei cruscotti questa fase è stata meno ostica di quanto era apparsa e dopo avere scontornato ogni singolo strumento, li ho posati e sucessivamente protetti e fissati con una spruzzata di trasparente lucido.
Per gli strumenti ho usato delle decals nella apposita scala.
Per terminare il lavoro sono stati colorate le fotoincisioni dei cruscotti e posate con colla vinilica sulla sagoma di plasticard.
Dopo una lunga e noiosa fase di aggiustaggio ho eseguito il montaggio della vasca che riproduce vano air-brakes e carrello principale, montato i vari elementi del cockpit e finalemente si può passare a chiudere le semi fusoliere.
Anche se sono riuscito a diminuire quasi nell'intera totalità la svergolatura che presentavano, ho dovuto eseguire un incollaggio per step, aiutandomi con dei morsetti.
I vari gap e fessure sono stati riempiti con cianoacrilato in gel.
Terminata questo punto ho tirato un soddisfatto sospiro di sollievo, ma senza cantare vittoria in quanto i lavori antipatici e noiosi non sono finiti.
Per avere un modello corretto ho provveduto a tracciare e reincidere tutte le pannellature, il kit aveva alcune linee gia incise, ma appena accennate ed in modo approssimativo... l'imperativo è...rifare!!!!!!
È stato un lavoro abbastanza lungo e complesso, non per la reincisione in se', ma per la tracciatura delle linee corrette.
I profili e disegni in circolazione del G.91 T presentano alcune inesattezze per quanto riguarda la posizione delle stesse e per procedere in modo corretto mi sono aiutato con le immagini del velivolo reale.
Avevo inoltre la necessità di conoscere le dimensioni di varie zone ed elementi del velivolo reale da poter poi riportare in scala 72,così mi sono recato presso l'Aeroclub "F. Baracca " di Lugo di Romagna dove si puo ammirare un "Tango" in discrete condizioni, che ho potuto misurare quasi nella intera totalità.
Questo fattore è stato determinante per poter procedere senza intoppi e con la consapevolezza di agire correttamente e con le giuste dimensioni.
Con il software "Photoshop" ho corretto i disegni in pianta sostituendo le linee nelle zone sbagliate ed ho così ottenuto i trittici corretti in scala da poter usare per la reincisione.
Ho iniziato riempiendo i recessi con cianoacrilato fluido e dopo aver carteggiato il collante in eccesso ho cominciato il lavoro di tracciatura e incisione.
Anche i vari air-inlets sia sul muso che in fusoliera sono da aprire e rivestire dato che sono solo abbozzati.
Come accennato nell'introduzione, il G.91/T aveva due file di alette anti-flutter in piu rispetto alla versione monoposto posizionate sotto la deriva, davanti al portello del parafreno.
Come riprodurle abbastanza realisticamente? Nella lastrina di fotoincisioni troviamo le parti da poter usare a tale scopo, ma ho scartato subito la possibilità per il loro utilizzo, in quanto spesse e sovradimensionate.
Era pressoché impossibile limarle una per una, cosi le ho riprodotte mediante un foglio di ottone da un decimo di millimetro di spessore tagliate e piegate ad "L" come in realtà e posizionate con cianoacrilato.
È stato un lavoro abbastanza complesso per le misure minuscole dei pezzi da maneggiare e posizionare, ma indispensabile per ottenere un risultato realistico.
Wheel bay
Un'altra parte totalmente riveduta e corretta è la wheel bay centrale ed anteriore, il vano air brakes ed i relativi portelli; l'elemento che riproduce questa zona presentava alcuni dettagli stampati, ma non definiti e soprattutto di fantasia.
Ho asportato tutto con una fresa sferica montata sul Dremel,rivestito l'interno dei pozzetti con del plasticard da 0,20 mm mentre del plasticard da 0,50 mm e stato aggiunto ai lati dei portelli per portarli a misura e forma corretta.
I pezzi corretti ottenuti sono stati prototipati in resina e montati.
Per dettagliare internamente i vani, mi sono basato sulle raffigurazioni contenute nel manuale nomenclatore originale del T/1.
Nei materiali usati, troviamo plasticard, filo elettrico in rame e stagno di vari diametri e strip adesive in alluminio.
Anche le gambe dei carrelli ed i relativi martinetti hanno ricevuto un totale restyling.
Delle parti originali in resina del carrello principale ho conservato unicamente le parti che vanno inserite nell’ala e dove si innesta la ruota rifacendo in toto le gambe di forza e tutti i dettagli che le compongono adoperando tubolari in ottone Albyon&Alloys, sezioni di ago ipotetico da siringa di vari diametri, plasticard, fili in rame da 0,25 mm e stagno da 0,2 mm.
Del carrello anteriore invece è sta conservata solo la forcella che sorregge la ruota ed il relativo ammortizzatore e ricreata la gamba di forza nello stesso modo con cui sono state ottenute le principali.
Ho optato per questa soluzione non solo per il punto di vista estetico, ma anche per questioni di solidità in quanto il peso del modello risulta importante.
I portelli dei carrelli sono stati fatti con lamina di ottone sagomato da 0,2 mm scartando quelli fotoincisi in quanto piccoli e i due fari di atterraggio che si innestano nel portello davanti al carrello anteriore sono stati ottenuti mediante termoformatura premendo la punta di un chiodo opportunamente lavorata e scaldata, su plasticard da 1 mm di spessore e tagliando in fine le calotte senza sfilarle dal chiodo.
Per il vetro del faro ho riempito le calottine con Sintaglass della Toffano che lo simula in maniera adeguata.
Per dettagliare i fari con i cablaggi dell’impianto elettrico ho praticato un foro nel retro di ogni calotta con una punta da 0,25 mm inserendo un filo di stagno da 0,2 mm.
Poi la colorazione in verde anticorrosione scuro che ho riprodotto usando un olive green Tamiya XF 58, mentre ho usato nero, grigio chiaro ed altri toni per il resto dei dettagli quali cavi elettrici e tubazioni idrauliche.
Infine per terminare il lavoro, dopo una spruzzata di trasparente lucido, ho eseguito un lavaggio scuro per dare più profondità e tridimensionalità.
Serbatoi supplementari sub-alari
Un altra parte che ho dovuto rifare quasi nell’intera totalità sono i serbatoi supplemetari sub-alari, che ho trovato sottodimensionati.
Comincio unendo le due parti in resina che compongono il serbatoio, poi dopo una adeguata stuccatura con cianoacrilica li ho carteggiati e tagliati a metà.
Posti sui disegni in scala ho calcolato quanto dovevo allungarli trovando un gap di circa 4,30 mm.
Ho inserito una spina in rod d’ottone da 0,50 mm e aggiunto tre pezzetti di plasticard fino al raggiungimento della misura esatta, unito l’altra metà di serbatoio e ricoprendo il tutto sempre con colla ciano.
Dopo la carteggiatura e lucidatura di rito, osservando le foto dei serbatoi originali, ho voluto aggiungere la parte dove si attacca il pylon.
Osservando anche le immagini dei pylon ho trovato quelli del kit non tanto esatti come forma e dimensioni e per ovviare all’inconveniente ho usasto quelli del kit Meng del G.91 PAN modificandoli nella parte anteriore e posteriore nella giusta forma e reincidendo i recessi delle parti che lo compongono come in realtà.
Per avere due copie speculari esatte dei serbatoi ho dovuto clonare il master dapprima realizzando uno stampo in gomma siliconica e in seguito riempiendolo di resina epossidica.
In precedenza avevo modificato i portelli del carrello principale e rifatto gli airbrakes di sana pianta ed anch’essi sono stati inclusi nello stampo in gomma.
Per completare i serbatoi ho aggiunto ai pezzi clonati le alette erodinamiche, ricavate sagomando una lamina di ottone spessa 0,20 mm inserendole in due tacche preventivamente incise sulla parte terminale del pezzo ed incollandole con colla cianoacrilica.
Anch’essi sono stati colorati con la stessa tecnica usata per il resto del modello.
Ejection seats Martin Baker Mk.4
Il G.91 T montava il sedile Martin Baker Mk.4, lo stesso adottato dai Macchi MB 326 solo con aggiornamento alla ejezione 0-0 ossia quota 0 e velocità 0.
Dalla normale versione, si diversificava oltre che nel meccanismo interno di ejezione anche da caretteristiche esterne, la piu lampante è l’adozione delle due maniglie gialle e nere sulla testa del pilota.
I seggiolini sono una di quelle parti a cui proprio non so rinunciare quando costruisco un kit, anche perché la parte interna del cockpit con i tettucci aperti non lascia spazio all’improvvisazione.
Ho voluto sostituire quelli della scatola con due Mk.4 della Pavla, poco costosi e adattissimi alla modifica che avevo in mente in quanto li ho trovati di ottima fattura ma con alcune cosine qua e là da sistemare.
Ho iniziato a togliere ogni sorta di cinghie e spallacci stampati, la maniglia del "bail-out" singola e la seconda maniglia per l’ejezione fra le gambe del pilota, usata quando le forze centrifughe sono troppo alte per impugnare quella sulla testa.
Osservando attentamente immagini del sedile vero e trovando l’imbottitura del seggio e dello schienale un po’ scarse, ho voluto aggiungere volume a suddette parti usando stucco epossidico bicomponenete Tamiya verde ad essiccazione rapida.
Con lo stesso materiale ho anche realizzato il service pack di emergenza sulla parte alta del poggiatesta corredandolo con due cinghie realizzate sovrapponendo striscie pre-tagliate di nastro per mascherature Tamiya.
Con lo stesso metodo ho realizzato anche il resto delle cinghie di ritenzione gambe e spallacci corredandole di fibbie in filo di rame preventivamente piegato su dime di diversa forma fatte con plasticard.
Per questo passaggio sul web ci sono numerosi chiari tutorial che spiegano passo passo come realizzare questi dettagli che a mio avviso impreziosiscono il pezzo che stiamo trattando.
Con un quadratino di plasticard da 0,50 mm ho realizzato la centralina dove si innestano i jack radio e il condotto che va unito alla tuta anti-G inserendo spine in filo di rame per i jack e per il tubo anti-G, un pezzetto di filo di stagno da 0,3 mm.
Per le maniglie di espulsione ho utilizzato vari materiali quali tubolari di rame Albyion&Alloys da 0,3 mm e rod di uguale diametro realizzato con sprue filato.
Forato con una punta da 0,25 mm ho inserito del filo di rame sagomando così le due maniglie a forma di goccia, lo stesso procedimento è stato impiegato per la maniglia di espulsione fra le gambe del pilota inserendo il filo di rame in un pezzetto di plasticard sagomato ad hoc forato sempre con punta da 0,25 mm.
Ho iniziato la colorazione stendendo il primer, passando al nero per il telaio lumeggiato con un dry brush in grigio chiaro.
Per il colore nocciola dell’imbottitura dello schienale ho miscelato vari toni di marrone e crema AK interactive, uguale per il seggio e cinghie cer cando di stonalizzare come in realtà il tono dei vari cinghiaggi.
Per dare profondità ho effettuato un lavaggio leggero con terra d’ombra bruciata ad olio sciolta nell’essicante medio 626 Maimeri.
Con i colori di base schiariti ho lumeggiato le parti ad asciugatura del lavaggio.
Canopy
Un' altra nota dolente di questo kit sono i trasparenti e la zona fra i due posti di pilotaggio che sul velivolo reale è occupata da un telaio arcuato dotato di vetro che separa gli abitacoli rendendoli pressurizzati singolarmente e sul quale appoggerà il tettuccio della postazione istruttore.
È una zona in piena vista e di conseguenza il livello del dettaglio deve essere piacevole a vedersi,in buona sostanza c'era da giocarsi il risultato finale Vengono forniti i due modelli di canopies termoformati,quello per la versione T/1 e quello per la versione T/3 munito di bombatura sul tettuccio dell'istruttore,rialzo utile al fine di aumentare e migliorare la visibilità, soluzione adottata anche su numerosi T/1.
Già ad occhio poi con le prove a secco ho avuto la conferma, il blindovetro ha forma e dimensioni errate.
Per evitare di tagliare e modificare i master ne ho creato uno nuovo di zecca usando come base di partenza il blindovetro di un G.91 R Airfix in 72 che ho trovato nella mia importantissima e fornita banca dei pezzi.
Con prima operazione ho messo con un pennellino una velata di distaccante e l'ho successivamente riempito di resina.
Dopo 12 ore circa ho estratto la colata e dopo numerose prove a secco ed aggiustaggi sono riuscito ad ottenere la forma corretta.
Per ristampare l' intero tettuccio ho usato l' ottimo acetato VIVAK della Bayer da 1 mm di spessore, che mantiene una lucentezza e trasparenza sopraffina anche dopo le scaldate che occorrono per termoformare il pezzo.
Il tettuccio si presenta ora intero ed andrà tagliato in tre parti scartando il blindovetro errato.
Per tagliarlo in modo corretto, ho inserito il master al suo interno ed applicando del nastro come guida ho tagliato l'acetato usando una lama N 11 nuova.
Con una carreggiata si porta tutto a misura e si hanno ora 3 canopies perfetti nella forma ma spogli di tutto,frames esterni e dettaglio interno.
Con una buona dose di pazienza e con l'aiuto delle strips Evergreen larghe 0,75 mm e spesse 0,25 mm ho rivestito i bordi esterni ed interni creando cosi i frames che andranno fermati con punti di cianoacrilato, rifiniti e stuccati con passate di cera acrilica Future utilissima anche per incollare piccole fotoincisioni e riempire sottilissime fughe senza fare spessore, tacconi e magagne.
Il lavoro piu ostico è stato ricreare in modo speculare i frames curvi del blindovetro,dopo numerosi tentativi sono riuscito ad ottenere il giusto raggio di curvatura.
Avevo precedentemente provato a sagomarli sovrapponendo i frames su di una pianta in scala del velivolo ma il raggio di curvatura dei frames in questione non mi convinceva e quindi ho proceduto a fare un lavoro ad occhio che però mi ha soddisfatto appieno.
Per i rivestimenti interni, ho utilizzato strip in plasticard di ugual misura avendo però l'accortezza di non montarlo nelle parti curve dei canopies.
Andranno rivestite da una strip in alluminio, ricavata da una telia da forno Domo-Pak,e trattata con il rivettatore che ha ricreato perfettamente la tipica bugnatura del metallo come in realtà.
Una buona dose di pazienza e l'uso di quantità infinitesimali di colla sono riuscito a fare un lavoro pulito che mi ha soddisfatto pienamente.
Ho poi montato i vari dettagli quali maniglie,lampadine per l'illuminazione notturna del cockpit e nel secondo posto di pilotaggio, le tipiche "tendine" per l'addestramento al volo strumentale.
Il colore per l'interno dei tettucci è lo stesso che ho usato per gli abitacoli.
La palpebra che si trova nel mezzo dei due posti è in acetato, lo stesso usato per i canopies mentre il telaio su cui è montata è stato ottenuto sovrapponendo 3 pezzeti di strip in plasticard di larghezza diversa e piegato a caldo.
I dettagli che presenta sono composti da una maniglia e i cavi di impianto elettrico e della pressurizzazione, per lo scopo ho usato fili dirame e stagno di diametri dallo 0,25 mm e 0,20 mm.
Ora il nostro "Tango" è bello inciso e lucidato pronto per ricevere il primer per resettare cromaticamente le superfici così ogni magagna della resina, bolla, foro o imperfezione risalterà agli occhi e si potrà così procedere alla finitura del fondo.
Di seguito, ho spruzzato il primer grigio KColors su tutto il modello, ho mascherato e spruzzato il primer bianco sulle parti che riceveranno il colore alluminio nelle parti inferiori e l'arancio delle bande ad alta visibilità quali il muso,la parte terminale delle ali e l'intero troncone di coda stabilizzatori compresi.
Dopo aver atteso 24 ore ho mascherato e spruzzato il colore arancio, ottenuto mescolando l'arancione Gunze H 14 ed il giallo Gunze H 329 in rapporto 70-30%.
Faccio una breve premessa prima di descrivere gli step della colorazione.
Il soggetto che ho scelto, adotta la classica colorazione antimimetica NATO di 2° periodo, i toni riportati nella tavola colori Aeronautica Militare AA-M-P100/e STANAG 3083,sono il Verde Scuro N.28 FS 34086, Grigio Mare Scuro N.27 FS 36152 per le superfici superiori e in Alluminio N.6 FS 37178 per quelle inferiori.
Le bande ad alta visibilità sono in arancione N.21 FS 12473 Dopo avere osservato molteplici immagini di G. 91 T a disposizione ho constatato che i toni variavano molto di cromia l'uno con l'altro quindi ho cercato di giungere ad un compromesso che mi soddisfacesse senza alterare troppo la colorazione.
L'intera mimetica è stata dipinta con colori acrilici Kcolors, partendo dalla parte inferiore con l'alluminata spruzzando il fantastico metalizer ad acqua XF-444 che riproduce in maniera veramente fantastica il colore alluminio adottato dall'AM, inoltre questo colore ha un pigmento finissimo e lascia una finitura liscia e brillante mantenendo una buona resistenza ai maltrattamenti.
Ovviamente per una buona riuscita di una colorazione metallizzata, la preparazione e la cura del fondo, sono essenziali,in quanto le imperfezioni risaltano in maniera molto evidente.
Per le superfici superiori ho iniziato delineando a matita i pattern della mimetica ho spruzzato Il verde scuro, ottenuto mescolando il verde FS 34079 scurito con nero perché il valore FS era molto chiaro e tan per la sdesaturazione.
Dopo aver atteso i normali tempi di asciugatura ho mascherato con striscioline di Patafix e spruzzato il grigio scuro ottenuto mescolando il grigio FS 36118 e grigio FS 36622 sempre tutto Kcolors.
Per desaturare i toni e dare volume al modello,ho schiarito i colori ottenuti in precedenza ed ho spruzzato varie mani molto diluite ed a bassa pressione all'interno dei pannelli insistendo nel centro e sfumando il piu possibile verso i lati,avendo l'accortezza di schiarire maggiormente il colore ogni mano che stendevo.
Il verde scuro è stato schiarito con buff FS 33531 e giallo mentre per il grigio scuro è stato usato il grigio FS 36622 La stesura del trasparente lucido X-100 sempre Kcolors ha sigillato la colorazione e preparato il fondo per la posa delle decals.
Ho adoperato i fogli Tauro model 72/501 per le coccarde, 72/502 per i numeri di reparto e Matricola Militare e 72/507 per lo stemma con la fenice della S. V. B. A. A. (scuola volta basico avanzato aviogetti) che come sempre hanno reagito perfettamente ai liquidi emollienti Sol e Set della Microscale Industries.
Sono seguite altre mani di trasparente lucido per sigillare il tutto e per preparare le superfici alla profilatura dei recessi delle pannellature le quali hanno ricevuto un lavaggio leggero di colore marrone molto scuro usando il wash AK Interactive, AK 075 " Brown for NATO Camo ".
Come accennato precedentemente, non ho voluto enfatizzare in modo massiccio l’invecchiamento del soggetto perché ho voluto rappresentare il velivolo durante gli anni più gloriosi della propria vita operativa.
Per terminare la colorazione ho spruzzato una mano di trasparente Kcolors satinato X-30 per sigillare i wash e le decals.
È stato un lavoro complesso per certi versi, ma molto piacevole per la varietà di tecniche di costruzione usate che mi hanno permesso di aquisire ancora piu dimestichezza ed esperienza.
Voglio ringraziare inoltre tutti gli amici che mi hanno sostenuto e sopportato in questa avventura,ringrazio di cuore Livio Gonella,Presidente IPMS Italia che mi ha fornito svariato materiale fotografico di riferimento che mi è stato utilissimo al fine di ottenere questo risultato.