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Fokker D VII, Carl Degelow ed Ernest Udet

Roberto Colaianni



Indice

  1. Introduzione e ringraziamenti
  2. Costruzione e colorazione primo velivolo (Degelow)
  3. Costruzione secondo velivolo (Udet)
  4. Colorazione secondo velivolo (Udet)
  5. Basetta
  6. Prossimo progetto

1. Introduzione e ringraziamenti.
Qui nel lontano Nord Est, vive un noto poeta, Pierluigi Cappello, vincitore tra gli altri, del prestigioso premio letterario Viareggio per la poesia, edizione 2010.
Voi vi chiederete cosa centra tutto questo con il modellismo?
Ebbene Pierluigi, è anche modellista e grande appassionato di aerei della Prima Guerra Mondiale, di cui vuole realizzare una collezione, credo di una sessantina di pezzi, in scala 1/72, alcuni realizzati da lui stesso, altri commissionati a diversi modellisti.
Nel primo trimestre del 2010 gli avevo costruito un primo Fokker DVII di costruzione Albatros con le insegne di Carl Degelow, comandante della Jasta 40, e ultimo combattente che è stato ammesso all’ordine “Pour le Merite”, ricevendo l’ambita Blu Max.
Dell’aereo di Degelow ho solo le foto del modello non basettato, in quanto la basetta è stata commissionata ad Italo Feregotto, sempre del Gams Udine.
Adesso è la volta dell’aereo di Ernest Udet, di costruzione O.A.W.
Ringrazio Pierluigi per avermi fino ad ora appioppato solo aerei con tiranteria limitata.

2. Costruzione e colorazione primo velivolo (Degelow)
Premetto dicendo che non costruisco molti aerei in 1/72, e non conosco molto i mezzi del periodo, per cui pigliate con le molle i mie commenti.
Per entrambi gli esemplari sono partito dal relativo kit Roden, eccellenti secondo Pierluigi, secondo me di una qualità che si pone a metà strada tra i modelli di grande serie e gli short run.
Tra i difetti principali:

  • bave un po’ ovunque.
  • sedi dei montanti alari poco pronunciate.
  • incastro ala inferiore fusoliera che non consente l’accoppiamento.
  • superfice telata delle ali molto rugosa e irregolare.
  • decal spesse, fragili e “inammorbidibili” un vero incubo (specialmente le losanghe).
  • montanti alari posteriori leggermente troppo lunghi.
  • Supporto delle MG decisamente troppo alto.

Scusate se è poco.

I kits hanno però anche il pregio di avere una certa quantità di parti opzionali per meglio riprodurre la configurazione richiesta e una discreta riproduzione del motore Mercedes.
Oltre ai kits, mi sono anche procurato due set di fotoincisioni dedicate della Part.
Poiché penso chiunque ormai sappia incollare, stuccare ecc.. non mi dilungherò molto su questi aspetti, ma descriverò meglio le difficoltà di assemblaggio incontrate, e alcuni degli innumerevoli disastri combinati specialmente con il primo, autentica collezione di errori madornali.
Poiché ritengo che, alla fine, l’esperienza sia soprattutto la somma degli errori compiuti, dopo la costruzione del primo Fokker, posso vantarmi di essere diventato molto più esperto di quanto lo ero prima.
Primo errore madornale: l’approccio.
Reduce dalla costruzione del FW 190 in 1/32 Revell Hasegawa e del Corsair in 1/48 Tamiya, tra il meglio che oggi offre il mercato in fatto di qualità dei pezzi e precisione delle giunzioni, ho pensato molto ingenuamente di avere a che fare con qualche cosa di simile.
Si staccano i pezzi, si incollano come da manuale e tutto fila via liscio. Magari...
Dopo aver dettagliato l’abitacolo, spianando il dettaglio superficiale, rivestendo gli interni con decal a losanghe e ricostruendo tutto quanto sta all’interno con plasticard, materiali vari e fotoincisioni, ho chiuso le fusoliere, non prima di aver asportato parte delle carenature superiori e aver ricostruito quanto visibile del castello motore.












Fokker D VII - Carl Degelow © Roberto Colaianni

Nota storica: alcuni dei primi D VII sono andati persi a causa del surriscaldamento del motore, che si trasmetteva ai serbatoi delle munizioni, innescandole.
Da qui la necessità di un miglior raffreddamento e la soluzione empirica di rimuovere parte delle carenature.

Veniamo ora al primo grosso scoglio incontrato: il fissaggio dell’ala inferiore, che è realizzata in un pezzo unico, con pianetto centrale di corda ridotta, che dovrebbe inserirsi in apposito scanso nella parte inferiore della fusoliera.
Tale pianetto ha un’ apertura insufficiente, per cui ho deciso di separare le due semiali, ridurle di apertura alla radice di circa 1 mm, e incollarle direttamente ai due lati della fusoliera.
Soluzione impeccabile, se non fosse per il fatto che ho allegramente incollato le semiali ponendole su una superficie piana, al pari della fusoliera stessa, ottenendo un’ incidenza nulla, quando invece avrebbe dovuto essere leggermente positiva.
Da un punto di vista estetico nulla di grave, sfido chiunque di voi ad accorgersene.
Dal punto di vista costruttivo mi ha creato un bel problema, quando sono andato ad installare l’ala superiore, ma questo lo vedremo più tardi.

Secondo scoglio: decal e colorazione ala superiore:
Anche qui approccio sbagliato, le decal Roden non sono Cartograph, Eagle Strike, Tech Mod o altra marca di qualità, sono qualche cosa di più simile alla corazze antiproiettile di un caccia WW II.
Anche la distrazione dello scrivente a dato il suo bel contributo a complicare il tutto.
Ho cominciato applicando le decal a losanghe sull’intradosso (che d’ora in poi chiamerò ventre per chiarezza) dell’ala.
Non c’era verso di ammorbidirle, per disperazione le ho dovute mettere a mollo nell’ammorbidente Gunze puro, il più aggressivo in assoluto.
Niente da fare, rigide come una lastra d’acciaio.
Quando poi andavo a rifilare i bordi col cutter strappi a non finire.
Finalmente dopo innumerevoli tentativi mi sono trovato con la mia bella ala tutta a losanghe.
E arrivata la volta dei nastri di rinforzo colorati, tutto sembrava procedere al meglio, ma quando ho quasi finito l’estradosso ( che d’ora in poi chiamerò dorso per chiarezza), si parla di una quarantina di decal, mi sono accorto che avevo usato quelle di colore sbagliato: rosate anziché azzurre.
Imprecazioni a non finire e secondo errore: ho pensato bene di applicare i nastri azzurri sopra quelli rosati.
Il tutto sembrava aver avuto successo, peccato che una volta applicata la Future per proteggere il tutto, dove i nastri erano sovrapposti, le malefiche bollicine d’aria si divertivano a rendere belli argentati i bordi.
Se l’avessi voluto fare apposta non mi sarebbero venuti così bene.
Mal di pancia e decisione drastica: Tutto a mollo in una bacinella d’alcool, dalla quale, dopo un giorno, ho tirato fuori una bellissima ala di plastica grigia come appena uscita dalla scatola! Si riparte, questa volta viene tutto bene, arriva il momento di realizzare la banda diagonale bianca sul dorso.
Decal o colore?
Temendo che la prima potesse far trasparire le losanghe scure (ma poi chi l’ha detto che nella realtà non succedesse proprio questo? Ho deciso di pitturarla.
Ero piuttosto trepidante ad effettuare delle mascherature su un letto di decals, ma il nastro Jammydog ha il grande vantaggio di staccarsi molto facilmente quando bagnato, rendendo l’operazione poco ”traumatica”.
Ho preso esattamente le misure dal profilo a colori che Roden stampa sul retro della scatola, poiché mai farei una banda con una angolo sbagliato di un solo grado.
Mascheratura e colorazione ed ecco realizzata la mia bella banda bianca, ho perfino mascherato le centine una ad una, per scurire leggermente la tela tra di esse e dare tridimensionalità al tutto.
Sentendomi come un chirurgo che effettua un trapianto di cuore ho rimosso delicatamente il nastro, nessun danno agli strati di decal sottostanti, penso di aver capito cos’ha provato Mosè quando le acque del mar Rosso gli si sono spalancate d’innanzi.
Confronto l’ala terminata con quella del profilo con grandissimo orgoglio.... e mi accorgo che ho fatto la banda al contrario!
Patetico tentativo di recupero mediante riapplicazione di decal, solo dove necessario a coprire il misfatto, miseramente fallito, e secondo bagnetto dell’ala nell’alcool!
Non ho mai odiato il grigio della plastica come in questo caso.
Al terzo tentativo finalmente è andato tutto bene.
La ragione avrebbe imposto di cestinare le decal Roden e passare a qualche altra marca, ma io sono un testardo e sono andato fino in fondo.
In futuro non userò mai più decal Roden, scivoleranno direttamente nel cestino, almeno fino a quando qualche modellista di chiara fama Interplanetaria non mi spergiuri che sono migliorate.
Le croci sono state dipinte anch’esse.

Terzo scoglio: montaggio ala superiore.
L’installazione dell’ala superiore doveva chiudere la realizzazione di questo soggetto, ed è, stranamente, filata via liscia, complici i montanti alari relativamente poco numerosi.
Faccio le mie belle foto e le posto a Pierluigi.
Uh! Oooh! bellissimo, fantast... ma... Roberto... mi pare che l’ala superiore abbia un’ incidenza decisamente negativa, è a picchiare rispetto alla fusoliera….. mi sa che bisogna correggere!
Non ci credevo, guardo le foto e mi rendo conto che aveva dannatamente ragione.
Patetico tentativo di convincerlo che andava bene cosi, che non si vedeva poi molto... vediamo se indovinate com’è andata a finire?
Ho dovuto letteralmente strappare l’ala superire dai montanti.
Le decal in prossimità di questi ultimi potevano scegliere di rimanere attaccate all’ala o seguire i montanti, naturalmente hanno preferito farmi un dispetto! E’ seguito montaggio di lama nuova sul cutter, taglio di decal per rattoppo, applicazione di decal, ridimensionamento a lima dei montanti alari posteriori e di quelli di fusoliera, incollaggio dell’ala superiore, che, nel processo, aveva perso le squadrette degli alettoni superiori.
Naturalmente quelle del foglio Part erano contate, ho così dovuto ricostruirmele partendo da fotoincisioni di recupero.
Ma costa poi così tanto,ai signori produttori di aftermarket, almeno nel caso di particolari veramente minuti (1,5 x 0,5 mm), farne due in più?

Piaciuta la Telenovela?

2.Costruzione secondo velivolo (Udet) [torna all'indice]
La prima operazione ha riguardato le decal: ordine di losanghe e bande di rinforzo della polacca Tech Mod e cestinatura delle originali, usate solo per la parte interna dell’abitacolo, realizzato con differenze minime rispetto al precedente.
Le losanghe avrebbero dovuto avere un tono più sbiadito, tipico del “lato B” del tessuto stampato.
Nell’aereo di Degelow le avevo velate con un grigio neutro per riprodurre questa caratteristica.
Risultato: a meno di non puntare un faretto direttamente dentro l’abitacolo, non si vedevano.
Quindi al diavolo il realismo a tutti i costi, nessuna velatura.








Fokker D VII - Ernest Udet © Roberto Colaianni

Per quanto riguarda il motore, questa volta ho deciso di rimuovere due pannellature laterali per meglio renderlo visibile, dettagliandolo a sua volta con fili, tubazioni varie e castello motore a traliccio.
Stesse modalità per il fissaggio dell’ala inferiore, solo che questa volta mi sono costruito un semplicissimo scalo, che mi ha permesso di incollarla con la dovuta incidenza.
Le numerose prove a secco, effettuate per evitare sorprese, mi hanno dimostrato che comunque i montanti sono sbagliati e causano un eccessiva incidenza negativa dell’ala superiore.
Questa volta, sapendolo per tempo non sarà difficile rimediare.




3. Colorazione secondo velivolo (Udet) [torna all'indice]
Basta collegarsi in rete per scoprire che, si tratti di profili, di modelli, di repliche volanti, non ci sono due aerei di Udet colorati allo stesso modo! Non sono nemmeno tutti concordi sul colore delle strisce bianco rosse sull’ala superiore, c’è chi dice siano nere e alcuni le hanno replicate anche sul ventre!
Bande bianche sugli elevatori, chi le prolunga fino all’abitacolo, chi no.
Ventre degli elevatori rossi, rossi con bande bianche, uno rosso uno a losanghe, entrambi a losanghe.
Ventre fusoliera rosso o a losanghe.
Carenatura motore rossa o nera.
Quindi, a parte il poco che si può dedurre dalle foto, si va a logica, interpretando e sperando di non essere clamorosamente smentiti Interessante la colorazione dell’ala.
Dopo aver “losagato” il ventre con le decal Tech Mod, l’ho pitturata di bianco.
Prima il Model Mater opaco decisamente coprente, poi il Tamiya acrilico lucido.




È seguita la mascheratura delle centine con nastro da 0,5 mm, l’applicazione di smoke Tamiya sulle stesse, e, dopo aver rimosso le mascherature, ho attenuato l’effetto con velature di bianco Tamiya diluitissimo.


Fokker D VII - Ernest Udet © Roberto Colaianni
Fokker D VII - Ernest Udet © Roberto Colaianni

Una mano di cera Emulsio Facile ha sigillato tutto quanto fatto fino ad ora.




Attento studio dell’inclinazione delle bande diagonali, (onde evitare ulteriori errori clamorosi), mascheratura e via col rosso.
Sono stato molto attento a non coprire del tutto le centine, facendo trasparire il bianco delle stesse.
I colori ideali, almeno a mio modesto parere, per effettuare questi lavori, sono i Tamiya, che permettono di lavorare con diluizioni estreme.
Purtroppo la fretta mi ha fatto dare una o due velature di troppo, e le centine risaltavano decisamente di più sul bianco.
Mi sono salvato in corner schiarendo sul rosso con una leggera passata di colore a olio bianco.
Il grande vantaggio dei colori a olio è che, quando dati su fondi acrilici lucidi, possono essere facilmente asportati con una leggera passata di acquaragia, quindi, se si sbaglia, non è un problema correggere, senza dover rifare tutto.
Per ultimo ho applicato le croci in decal sul dorso e le fettucce di rinforzo sul ventre.
Forse sarebbe stato meglio applicarle prima di dipingere la parte superiore dell’ala, ma le mascherature che debordavano sul ventre avrebbero potuto causare danni, per cui va bene così.
Una mano di opaco Gunze ha concluso il tutto.
Ho cercato di non rendere le superfici troppo opache, la tela era impermeabilizzata con oli vegetali, quindi è probabile che avesse un aspetto satinato; foto scaricate dalla rete mostrano come, credo l’unico D VII con rivestimento originale preservato in un museo in Canada, non fosse opaco ( anche se a distanza di quasi 100 anni chi può dire come fosse in origine) Per colorare il resto dell’aereo ho usato le stesse tecniche adottate per l’ala, con le losanghe dell’ala inferiore applicate per ultime, prima ventre poi dorso.


















Effetto tela fusoliera (il predellino non era ancora terminato)



MG ribassate.
Due mani di cera Eulsio Facile date a penello hanno fatto da fondo per le decal, posate con gran cautela.
Completata la colorazione dei singoli assiemi, ho assemblato i particolari minori, quali tiranti e supporti dei piani orizzontali, MG, squadrette e tiranti di elevatori, e direzionale, carrello (saltato via, per fortuna senza danneggiarsi in seguito a caduta del modello) e ala superiore per ultimi.






4. Basetta [torna all'indice]
Questa volta Pierluigi mi ha concesso l’onore di realizzare anche la basetta.
Su un piano circolare in legno da lui datomi e realizzato da un artigiano, lo stesso per tutti i modelli della collezione, ho realizzato il terreno utilizzando un materiale raro e costosissimo, degno di un grande modellista:i fondi di caffè, mescolati a colla vinilica e acqua, che per il suo aspetto ho battezzato” cappuccino”.
Oltre a rappresentare ottimamente la terra, hanno il grande vantaggio di emanare vapori in grado di tenere sveglio il Modellista Aerografarus Notturno, raro animale che, prevalentemente a tarda sera, svolge le proprie attività riproduttive (nel senso che riproduce soggetti reali in scala) emettendo un richiamo, simile al flebile soffio di aria, da un propaggine del proprio corpo detta “ aerografo”.
Gli studiosi del National Geographic hanno dimostrato come il richiamo sia altamente inefficace, e che la maggior parte dei Modellisti Aerografarus Nottutrni, siano costretti a praticare le loro attività riproduttive in gran solitudine.
Grazie poi alla stessa proprietà della materia prima utilizzata, fortunatamente, non ho mai spiaccicato la faccia sul piano di lavoro, dovendo spiegare, la mattina successiva, a moglie, colleghi e superiori, come fossi riuscito a incollarmi una cornica sulla faccia (per di più al contrario).
A cappuccino ancora fresco ho sparpagliato dei minuti sassolini.
Asciugato il terreno ho pitturato il tutto a pennello con diversi colori Humbrol diluitissimi, partendo col Dark Heart, per poi passare a dei dry brush leggerissimi e dai toni sabbiosi.
La collocazione geografica e la colorazione vivace dell’aereo mi hanno fatto propendere per un terreno non troppo chiaro.
I sassolini sono stati ripassati con un grigio medio, credo il 64, dato a pennello, uno ad uno.
L’applicazione di diversi tipi di erba e cespuglietti per ferromodellismo, amalgamati con dei dry brush in Natural Wood Humbrol ha terminato la costruzione della basetta.
I pochi accessori sono stati incollati con colla vinilica previo leggero “scavo” di appropriata sede nel terreno, per non farli sembrar galleggiare sull’erba.
Sarebbe buona norma imprimere le impronte e terreno ancora fresco, ed è quello che normalmente faccio in caso di mezzi o oggetti voluminosi, per pochi oggetti di dimensioni ridotte, ritengo il metodo sopra descritto pratico e accettabile.
La bicicletta, se non ricordo male acquistata da Retrò kit in UK ha il telaio in resina, ruote, pedali, catena ecc. in fotoincisione.




5. Prossimo progetto. [torna all'indice]
Non mi appassiona un gran che fare aerei-microbo, ma avendo provato un certo interesse per soggetti WWI, ho tirato fuori dalla pila un D VII Eduard, nella più umana scala 1/48, che verrà colorato con le insegne di Carl Degelow.
Al momento in cui scrivo ho terminato l’abitacolo, l’ala superiore è già stata colorata a losanghe con le mascherine Montex, mentre per le croci e la banda bianca ho provveduto autarchicamente.

Prossimamente sui vostri schermi...

Buon modellismo a tutti.


Roberto “Target” Colaianni
e-mail roberto.colaianni@alice.it
[Gallery]
20.11.2011



Se ti è piaciuto questo articolo vedi anche:
Fokker D VII A.O.V.

Commento di Ezio Bottasini [17/01/2012]:
Ciao Roberto, credo che se vi fosse un'università di "Scienze Modellistiche" tu ne dovresti essere il Rettore. Di modellisti bravi ve ne sono parecchi, ma le "magie che riesci a creare, e questo lo dico dopo aver visto e ammirato ormai tanti tuoi lavori.

Commento di Roberto [18/01/2012]:
Ezio,
I tuoi commenti mi lusingano, però non esageriamo, magari mi riescono bene gli "effetti speciali", poi magari ti accorgi che non perdo molto tempo a documentarmi e faccio qualche errore grossolano, insomma, ognuno ha i suoi difetti, c'è chi li nasconde meglio.
Ciao e grazie ancora.


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