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La Base da battaglia stellare Galactica, fa parte di una delle dodici basi stellari costruite dalle varie Colonie di Kobol, ognuna in rappresentanza di uno dei dodici pianeti che costituiscono le colonie umane; il Galactica rappresenta il pianeta Caprica.
Il Galactica ha circa 50 anni ed entrò in servizio durante i primi anni della guerra contro l’Impero Cylone, sotto il comando del Comandante Nash.
Durante la guerra questa enorme astronave di 1445 metri di lunghezza, faceva parte del Gruppo Stellare 75 (BSG-75), una forza coloniale mista di vascelli simile ad un gruppo da battaglia della Marina degli Stati Uniti. Ogni gruppo stellare poteva essere costituito da una o più basi stellari.
Le prime basi stellari vennero costruite senza una rete informatica interconnesa per evitare che i cyloni infiltrassero i sistemi della nave. Il punto di forza era basato più sulla grandezza e sulla potenza di fuoco che sui sistemi informatici.
Durante la pace con i cyloni il Galactica e le sue undici sorelle vennero impiegate dalle colonie in una vasta gamma di operazioni. Col passare degli anni le altre navi vennero aggiornate o messe in disarmo per far posto a navi più nuove e moderne come la Pegasus. Il Galactica rimase l’ultima nave senza sistemi informatici interconnessi, rendendola unica e questa fu la sua fortuna...
Il Galactica doveva essere messo in disarmo dopo il suo ritiro dalla Flotta Coloniale come vascello operativo. Era sul punto di diventare una nave museo; un museo in commemorazione della Guerra contro i cyloni, combinato con un centro educativo. Il ritiro doveva essere controllato dall’ultimo comandante della nave William Adama. Prima ancora della cerimonia di disarmo furono ritirati tutti i caccia spaziali da combattimento tranne una brigata di Viper Mk VII e 20 Viper Mk II che erano destinati al museo…quando i cyloni attaccarono nuovamente, bloccando tutte le comunicazioni ed i sistemi informatizzati.
Con la fine della pace tra umani e cyloni, il Galactica dimostrò ancora una volta la sua robustezza resistendo ad un missile nucleare ed attaccando due basi stellari nemiche. Ciò permise a molte navi civili di scappare dal campo di battaglia, che insieme al Galactica intrapresero la ricerca di un pianeta mitico e dimenticato chiamato... Terra.
Il Galactica essendo l’unica nave da battaglia rimasta diventa la protettrice della flotta costituita esclusivamente da navi civili, fino al ricongiungimento con la Pegasus avvenuto durante il lungo viaggio verso la Terra.
Il kit della Moebius Models è un imponente modello di 45 cm di lunghezza; il montaggio, peraltro abbastanza semplice e veloce, va comunque raccomandato a chi ha un minimo di esperienza, si sviluppa per sottoinsiemi:
- zona frontale dove è alloggiato il ponte di comando e sistemi vitali,.
- parte centrale che funge da collegamento alle baie di lancio dei Viper ed alla zona caudale,
- zona caudale dove sono alloggiati gli enormi motori, sia quelli sub-luce che quelli che permettono il balzo nell’iperspazio,
- ponte inferiore a cui sono collegate le baie di lancio, che fungono da hangar per la manutenzione dei Viper che da pista di decollo degli stessi, che avviene verso la coda.
Contrariamente a quanto consigliato nelle istruzioni, dopo aver assemblato i quattro sottoinsiemi, ho preferito montarli insieme prima della verniciatura, avendo modo così di poter effettuare le stuccature (teniamo presente che non è un Tamyia, ma uno stampo cinese), che ho effettuato, vista la movimentata architettura della nave con colla vinilica in più riprese, vista la peculiarità della colla vinilica di ritirarsi un po’ ad essiccazione avvenuta e stucco tradizionale in piccole zone più carteggiabili.
Quando ho avuta la mia bella astronave tutta montata e stuccata, ho applicato una bella mano di primer bianco fine Tamyia, su cui ho eseguito ad aerografo un preshading nero soprattutto in quelle zone incavate che sarebbero rimaste maggiormente in ombra in seguito.
Ad essiccazione del nero, con l’H147 light grey ad aerografo, ho “enfatizzato” tutta la superficie della nave, insistendo maggiormente nei punti più esposti alla luce; in alcune parti leggermente in ombra, ho passato con un pennello a setole piatte e un po’ consumate, della polvere di grafite, la seconda luce l’ho eseguita con tecnica drybrush con del bianco puro, dando luce ai vari spigoli vivi ed altre strutture in rilievo, anche le poche decal rosse che danno una nota di colore all’intera nave, sono state passate alla fine leggermente con del bianco.
Ancora contrariamente alle istruzioni, dopo un paio di mani di cera ho eseguito un bel lavaggio con nero diluito, per dare maggiormente risalto alla ragnatela di pannellature presenti sulla superficie, altra leggera passata con bianco drybrush e sigillata finale con trasparente opaco.
La zona posteriore dove sono presenti gli scarichi degli enormi motori l’ho realizzata con l’utilizzo dei soliti toni metallizzati che uso per gli scarichi dei reattori.
Ho sostituito il supporto metallico da scatola con un pezzo di tubo trasparente da 8mm (cosa che ha comportato l’allargamento degli alloggiamenti del supporto sulla basetta che sulla nave).
La realizzazione di questo modello, che non ha comportato, viste le dimensioni degli interni, la necessità di dettagli, è stata piuttosto rapida, due settimane con la solita media di circa 1,5 ore giorno ma soprattutto puro divertimento senza stress, a parte l’aver inizialmente montato le baie di lancio al contrario e, quindi, al momento della prova a secco per posizionarle, un attimo di “panico”, risolto con lo strappo e, fortunatamente la riposizionatura degli elementi in modo corretto.
Le notizie sul Galactica sono state tratte da Wikipedia, le foto sono come di consueto di mia figlia Sara, lo sfondo è un gentile omaggio dell’amico Marco.