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Kit Airfix - Scala 1/72
Il Royal Aircraft Factory R.E.8 fu un biposto da ricognizione della Prima guerra mondiale, entrò in servizio nel 1916 per missioni fotografiche e regolazione del tiro dell’artiglieria.
Era stabile in volo ma poco manovrabile e vulnerabile in combattimento contro caccia tedeschi più agili, le prime unità subirono perdite elevate, dovute anche a difficoltà di pilotaggio.
Nonostante le critiche, l’aereo fu prodotto in massa in oltre 4.000 esemplari e restò in servizio su tutto il fronte occidentale fino all’armistizio.
Soprannominato ironicamente "Harry Tate" (da un comico dell’epoca), fu efficace nel ruolo assegnato, non brillava in combattimento, ma svolse un compito essenziale di ricognizione aerea, per segnalare come si presenta la situazione dietro le linee nemiche.
Il kit è un classico Airfix in scala 1/72, con anno di produzione 1958 (il mio anno di nascita) stampigliato all’interno delle fusoliere. Cerca di rappresentare l’originale, riuscendoci solo in parte: il resto spetta al modellista, che deve affrontare e mitigare al meglio gli inevitabili problemi di un kit nato nel 1957 (fonte: Scalemates). Se all’epoca questa era la “minestra” alla portata di tutti, oggi le nuove generazioni di modellisti lo considerano poca cosa rispetto all’attuale offerta, decisamente più ampia e di qualità superiore.
Ciò che mi ha colpito del modello è la fitta selva di tiranterie necessarie per far volare realmente questo velivolo.
Passiamo al montaggio: il vano pilotaggio e quello dell’armiere sono stati ricostruiti con grande fantasia. I montanti alari sono stati sostituiti con rimanenze di bacchette di incensi alla citronella, opportunamente tagliate su misura e leggermente affusolate, per eliminare la squadratura troppo marcata dei pezzi originali.
L’assemblaggio della fusoliera, con relative stuccature sempre realizzate in cianoacrilato, ha richiesto l’inserimento di perni di riscontro per mantenere le due metà il più possibile allineate. Il montaggio dei banchi cilindri e dei relativi scarichi a camino è avvenuto solo dopo l’assemblaggio completo delle ali.
Le ali hanno richiesto infinite prove a secco e una vera e propria “evoluzione mentale” del montaggio: le prove, inizialmente poco convincenti, sono risultate valide solo dopo aver fissato i quattro montanti della fusoliera. Da lì sono iniziate le prime prove con l’ala superiore, seguite dalle incollature: passo dopo passo, tra imprecazioni, colla e un po’ di fortuna, sono riuscito a ottenere un allineamento soddisfacente.
Meno bene, invece, è andata con i carrelli: il trapezio che regge l’asse con i due pneumatici, nonostante innumerevoli tentativi, continua a far rimanere il velivolo leggermente zoppo a terra… fortunatamente nelle foto questo dettaglio si nota poco.
Eccoci alla fase di verniciatura e decals. Per il verde ho utilizzato il Tamiya XF-58, mentre per il color lino ho steso prima una mano di bianco e poi un velatura di mia produzione, che restituisce abbastanza fedelmente l’idea del tono reale. Le decals non sono male, ma ho commesso una svista: mi sono dimenticato di aerografare la bandiera inglese sul timone di coda prima di montarlo e mascherarlo. Naturalmente me ne sono accorto solo dopo aver fissato i piani di profondità… a quel punto era troppo tardi.
Terminata l’applicazione delle decals, è arrivato il momento della tiranteria.
Qui è iniziata la vera “battaglia”: misura lo spezzone di fibra, taglialo, prova a collocarlo, impreca, incolla la zona d’ancoraggio, impreca ancora, ri-impreca perché cade o non si posiziona al primo tentativo, impreca perché squilla il telefono e ti propongono un condizionatore mentre lavori a 36°, impreca perché la cianoacrilica è ormai dura e il Kristal Klear si è pure essiccato… insomma, ogni segmento di tiranteria ha richiesto una piccola odissea. Risultato: circa tre serate intere spese tra fili, colla e… santi.
Dopo qualche ritocco, eccolo terminato. È stata una lotta dura, complici il caldo, la vetustà del kit e la mia ostinazione nel voler montare un biplano ad agosto.
Non mi sento di sconsigliarlo ai neofiti: dopotutto non è molto diverso dai vecchi kit in bustina, che a volte erano persino peggiori. Anzi, sì, provatelo anche voi principianti! Non importa come viene: fatelo e finitelo, perché vi ritroverete catapultati nel mondo primordiale che abbiamo vissuto noi modellisti di una volta. Sarà un po’ come tornare indietro nel tempo, quando perfino dal salumiere si trovava l’espositore Airfix che ci aspettava.
NOTA: Questo modello è appartenuto al modellista Nando Tempo, che purtroppo non è più tra noi. Il buon Gianni Besenzon mi ha contattato chiedendomi se volessi prendere alcuni dei suoi kit, in blocco, sapendo bene quale fosse lo scopo che animava lui e la sua collaboratrice Rossella Pellegrini: organizzare corsi gratuiti per ragazzi, guidandoli passo dopo passo nel mondo del modellismo.
Ho accettato senza esitazioni, acquistando l’intero pacco alla cifra richiesta, consapevole di quanto significhi, per chi si avvicina a questo hobby, avere un sostegno piuttosto che affrontare tutto da soli. Detto e fatto, il pacco è arrivato: il primo kit che ho scelto di montare è stato proprio questo, un ricordo dei miei inizi da ragazzino, con un marchio storico che ancora oggi richiama la nostra attenzione.
È un legame che, con gli anni, resta sempre vivo: l’acquisto e la manipolazione della scatola, le ore seduti al banco di lavoro tra alchimie, parolacce e gioie nel vedere il modello prendere forma. Poi il “primo volo”, con i rumori che cambiano a seconda che sia un jet o un velivolo ad elica, le acrobazie degne della PAN, e infine il riporlo con soddisfazione.
Gianni e Rossella, continuate — o voi che potete — a trasmettere questo gusto: il piacere di montare un kit, scoprirne le caratteristiche, capire dove e quando è stato usato. Fate sì che i ragazzi vengano catturati da quel vortice storico e geografico che il modellismo sa offrire. Stimolate la curiosità e la manualità: sono semi preziosi che faranno nascere i futuri modellisti, coloro che prenderanno il nostro posto e, chissà, in qualche caso custodiranno anche i nostri modelli.
Ciao Nando
Grande Maurizio, hai avuto un bel coraggio, ma ne valsa la pena, soprattutto per lo scopo finale di cercare di istallare il nostro amatissimo hobby alle nuove generazioni, cosa non facile, visti i tanti e molteplici stimoli che i ragazzi d'oggi hanno rispetto a quelli che avevamo noi, dove il massimo della tecnologia era lo stereo o il mangia cassette...io "ragazzo" del 59 ti capisco perfettamente e mi associo con tutto me stesso, ho provato a trasmettere ai miei figli ma non c'è stato verso, proverò con mio nipotino appena avrà l'età giusta... alla prossima.
Ezio
Bravo Maurizio.
bel soggetto ed ottima realizzazione.
Pietro