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Per una volta ho voluto variare l’oggetto delle mie attenzioni passando dalle ali alle pale dei rotori, e siccome visto che di elicotteri, nella mia vita, ne ho fatti pochissimi ecco che non mi sono posto limiti. E allora ecco a voi un elicottero, badate bene, non con uno, ma con ben due, dico due, rotori!
Il soggetto è arcinoto eppure, quando ne vedo uno volare, mi suscita sempre l’impressione tipo "ma come cavolo fa a volare???" oppure "ma come fanno a non incastrarsi tra loro quelle pale mentre girano???". Un mezzo davvero stupefacente!
La scatola è quella Trumpeter dedicata alla prima variante operativa di questo mezzo impiegata estensivamente durante la guerra del Viet Nam, ed il contenuto rispecchia abbastanza correttamente le peculiarità delle versioni preserie e iniziali anche se, però, in base alla nostra scelta dovremo apportare alcune modifiche:
1) se volete fare un esemplare preserie, impiegato nella valutazioni e fasi operative iniziali, allora usate il contenuto della scatola e modificate solo il trasparente eliminando i due pitot solidali al pezzo. In realtà anche i motori andrebbero modificati eliminando i filtri di copertura, ma i pezzi forniti nel kit sono rappresentati solidamente dotati di questo filtro.
2) Se volete fare un esemplare operativo allora i motori vanno bene da scatola mentre dovrete tagliare via i due pitot solidali al trasparente. Inoltre i carrelli posteriori dovranno diventare "monoruota", anziché essere "bi ruota" (come forniti nel kit). In realtà qualche esemplare "bi ruota" impiegato in VietNam c’è stato (uno addirittura conservato nel museo di Ho Chi Minh city), ma il 99% dei Ch47 che si vedono nelle foto durante la guerra hanno carrelli posteriori "monoruota". La modifica è facile: anziché due ruote per carrello ne montate una sola (quella esterna). L’ideale sarebbe trovare (come ho fatto io) nel "magazzino avanzi" ruote delle stesse dimensioni di quelle anteriori visto che quelle posteriori fornite nel kit sono leggermente più piccole.
Modifiche
Una volta quindi scelta la versione possiamo possiamo prendere due strade: la prima è che il kit ce lo teniamo così com’è, oppure, fare come me ed apportare alcuni miglioramenti che vi espongo:
1) Stiva di carico interna: nel kit è penosamente vuota, in pratica c’è solo il pavimento. Se chiudiamo tutti i portelli non si vedrà nulla. Se invece decidiamo di lasciare aperta la stiva allora il discorso cambia e bisogna fare i seguenti lavori:
Le pareti interne dovranno essere rivestite di una trapunta romboidale come nella realtà. Io ho usato una scotch argentato molto spesso marca TESA trovato al Brico center sul quale ho inciso con una punta una trama a rombi. E’ stato poi tagliato a striscioline ed attaccato direttamente alla plastica adattandolo per non coprire gli oblò laterali.
Nelle foto dei Ch47 dagli oblò si nota internamente una rete di colore rosso che sarebbe, in pratica, lo schienale dei seggiolini. Siccome mi piaceva lo stacco che si sarebbe avuto tra il colore scuro della livrea ed il rosso vivo della rete interna allora ho ricostruito il tessuto delle reti poggiaschiena usando del nastro isolante di colore rosso (così mi risparmio di verniciarlo!). Con un listello tubolare ho simulata l’asta di aggancio dove sono inseriti gli occhielli della rete poggiaschiena.
Ricostruire i meccanismi interni che si notano nel primo tratto posteriore della stiva, dove si apre il portello principale, perché è una zona molto intricata di tubazioni, visibile, ma nel kit è proprio desolatamente vuota.
2) Pale del rotore: quelle fornite dal kit sono strettine come "corda" cioè come larghezza. Ora, come si può ovviare a ciò? Non credo che nei nostri "magazzini" dei ricambi possediamo anche 6 pale per un Ch47 quindi, necessariamente, bisogna mettere mano al plasticard ed eventualmente alla resina se siete bravi nello stampaggio di pezzi. Ho quindi eliminato le pale originali e tenuto solo il meccanismo rotante con i bracci di aggancio della pale. Ho preso del plasticard spesso 1,5 mm ed ho tagliato listelli a misura del pezzo originale in lunghezza e della maggiore corda (11,3 mm in scala) per ogni singola pala. Con lima e carta abrasiva ho poi portato tutto a spessore (circa 1,2 mm) cercando di dare alle pale un profilo aerodinamico, arrotondando il bordo d’entrata e sfinando bordo di uscita.
Devo dire che è un lavoro noioso, di un paio di giorni nel mio caso, ma questa modifica gioverà molto all’aspetto finale del modello quando il velivolo è a "riposo".
Montaggio
In questa fase il grosso problema è il parabrezza frontale trasparente monopezzo. Questo è molto spesso e poco trasparente, inoltre, nel mio caso, presentava come delle bollicine interne le quali, a prima vista, mi sembravano essere solo polvere. In realtà invece era proprio un difetto di stampa del pezzo (non saprei dirvi se la cosa ha riguardato solo la mia scatola). Inoltre l’incastro non è proprio un momento glorioso.
Ho cercato di salvare capra e cavoli adattando e nascondendo al meglio i difetti di giunzione. E’ un pezzo delicato in una zona delicata. Buona fortuna quindi.
Altra cosa che proprio non mi piace sono le grate di aerazione. Diciamo però che non è neanche una responsabilità ascrivibile alla Trumpeter perché il problema è che le griglie sono posizionate proprio a cavallo delle zone di giunzione delle semifusoliere, perciò andranno necessariamente stuccate e grattate, ed il dettaglio sparirà inesorabilmente.
In questo caso o disponete di griglie fotoincise (o di stoffa tipo tulle molto fitto) oppure cercate di essere il più delicati possibili. Io ho risolto anche usando delle decals nere, sagomandole a forma della griglia. Soluzione "piatta" ma quando sei disperato cosa puoi fare???
Detto questo il resto si monta senza storie, pochi pezzi e stucco sindacale.
...mano all’aerografo!
Per prima cosa diciamo subito che la livrea di questi pachidermici velivoli non brilla come fantasia, giusto una/due mani di Olive Drab. Ma dietro a questa apparente semplicità si nascondono le insidie tipiche delle livree monocromatiche che tutti noi, adepti dell’aerografo, cerchiamo di scongiurare dando fondo alle nostre abilità pittoriche.
Il colore Olive Drab fa parte della schiera degli "indefinibili" e può presentarsi sotto tantissime tonalità diverse che vanno dal fresco "forest green" al color "tabacco". Quindi non esiste un "olive drab" ma tantissime variazioni cromatiche in base all’usura, allo stock di produzione, condizioni di luce, ma anche come risulta sullo sviluppo della pellicola cine-fotografica!
Quindi in mezzo alle moltissime opzioni e variazioni di Olive drab presenti sul mercato ho preso il Gunze H304 (perché è il primo che ho trovato).
Tenete conto che di foto a colori di Chinook utilizzati in Vietnam ne troverete moltissime, specie nei blog personali gestiti da veterani di guerra e non ne troverete uno uguale all’altro!!!
Quindi il consiglio è sempre quello di riferirvi alla Vs foto preferita a colori del soggetto e trovare la vostra tonalità.
la fase di verniciatura è riassunta in questi step:
1) Base bianco opaco Tamiya;
2) Patchwork per le variazioni tonali (giallo, verde scuro);
3) Postshading nei pannelli (NATO Black);
4) Stesura livrea verde oliva Gunze H304 diluitissimo e schiarito.
Passando al weathering: questa fase è quella che darà un’ "impronta" operativa al nostro modello che perderà definitivamente l’innocenza trasformandosi da giocattolone a macchina da guerra.
Questi sono stati in sintesi i miei step:
1) Un passaggio unico di colore trasparente lucido (non deve lucidare ma solo proteggere la livrea e dare una base semiopaca);
2) spennellata di acquaragia in zone delimitate,
3) puntini di colori ad olio (bianco, nero, marrone);
4) "pucciata" di pennello imbevuto di acquaragia sui colori ad olio fino a che si formi una patina umida. Fermatevi e passate oltre ripetendo in altra zona da 1) a 4). Finiti questi step su tutto il modello non fate altro e aspettate che asciughi fino al giorno dopo.
5) Il CH47 ha un notevole sviluppo verticale come dimensioni e allora ho fatto, sempre con colori ad olio, come delle colature. In pratica si "tira" il colore ad olio con un pennello morbido lavorando dall’alto verso il basso, più si fa questo movimento più il colore ad olio si fonderà con il resto della verniciatura.
6) Passaggio con gessetti colorati;
7) Passaggio lucido trasparente;
8) Lavaggio ad olio nei pannelli;
9) Trasparente opaco.
Fin qui tutto ok ma all punto 9) ho rischiato di rovinare il tutto: in pratica come lucido ho usato la cera Future perché è un prodotto robusto ai maneggiamenti e, visti i tanti passaggi con vari prodotti, mi serviva un protettivo robusto.
Come trasparente opaco ho invece usato il "Puravest Dr Toffano" che ritengo essere un ottimo prodotto dimenticandomi però che il suo diluente antischivature è a base di ammoniaca la quale è un vero killer per la Future!!! In pratica ho dimenticato di fare un passaggio preventivo di clear X22 Tamiya diluito con la nitro per isolare la Future.
Il contatto tra diluente Puravest e Future ha provocato perciò, in alcune zone, una ragnatela di micro-screpolature del colore.
Ho provato a correggere questo difetto spruzzando colore in maniera mirata ma, da vicino e controluce, si nota purtroppo... Errore mio, capita.
La fase di decalizzazione è di una tristezza unica: avete in mente l’Us NAvy anni ’60...? Beh scordatevela: 2 scritte, 2 numeri, un simbolo di reparto e una 20ina di stencil neri che spariranno nell’oscurità (anzi, speriamo spariscano se no vuol dire che la pellicola fa silvering!!!)
La messa in opera del cavo antenna HF (plastica stirata), che dovrà seguire le varie aste di sostegno, e una basetta minimale conclude il lavoro.
Conclusioni e ringraziamenti
Che ci volete fare ci sono alti e bassi del nostro hobby i quali, secondo me, a volte capitano anche perché disponiamo di tantissime opzioni, dimenticandoci che alcune fanno a cazzotti tra loro. Tanto per dirvi, ho contato che tra acriliche, poliuretaniche, viniliche e smalti ho 7 marche di vernici diverse in cassetta, ho 5 tipi di possibili diluenti, 4 tipi di stucco, 5 tipi di colle ecc ecc !!!!
Quando ho cominciato a fare modellismo avevo: solo smalti Humbrol/Molak, colla liquida Humbrol, Stucco Molak, pennelli, diluente acquaragia della ferramenta ebbasta!
"be’ mi tempi!!" come dicono dalle mie parti.
Ringrazio della pazienza i lettori di kitshow e gli amici del forum "Modeling Time" per i loro consigli ma, anche, i benevoli cazziatoni (giustamente più che meritati lo ammetto) durante i lavori in corso.
Ciao Massimo, errori a parte, (e chi non ne commette, personalmente, uno al giorno...) che in foto non si vedono, è un gran bel Chinook, dai tuoi lavoro c'è sempre da imparare; i figurini di che marca sono, le posture le hai modificate o sono da scatola?
Gran bel lavoro.
Al prossimo Ezio
Ottimo lavoro Massimo
Angelo Battistelli
Ciao Massimo
Come si dice dalle tue parti, ed anche un po' dalle mie: "Boia deh!!" Bellissimo lavoro soprattutto riguardo la colorazione, con un invecchiamento appropriato all'intensa attività del mezzo. Ammetto di cercare il più possibile di avvicinarmi alle tue tecniche nei miei lavori ma ho ancora molto da imparare.
Saluti cari
enrico
e meno male che ti lamenti... caro Max per me e' un capolavoro di tecnica... tutte le autocostruzioni specie le pale sono da studiare... usura e verniciatura perfette .. magari un decimo di tale abilita'
complimentoni
giampaolo
Ciao a tutti
grazie ragazzi... che dire, doveva essere una lavoro estivo, veloce, ma in realtà poi è diventato un "4 stagioni"!
Per rispondere a Ezio i figurini sono vecchi NATO pilots ESCI (riediti Italeri) e Airfix personnel... comprati un secolo fa davvero. Non sono modificati perchè sono di quel materiale gommoso, terribile pulire e verniciare.
Massimo "Pitchup"
Caro Massimo,
Mi aggrego ai già qui presenti commenti dicendoti pure io... TANTI COMPLIMENTI... UN CAPOLAVORO!!!
la Scala 1/72 non è affatto facile. E tu sei riuscito a far emergere tantissimi particolari.
La colorazione è per me da 10 con Lode.
Se proprio devo trovare una piccolissima nota dolente, la indirizzerei sulla basetta/ambientazione. Personalmente un modellino fatto così bene, avrebbe a mio modesto parere dovuto ricevere tanta attenzione sulla base in cui poggia.
È come un bellissimo dipinto, ma racchiuso in una cornice che non è all'altezza.
Ma, ripeto... Questo è il mio modesto parere di un piccolo dilettante del modellismo.
Concludendo, hai creato un modellino incredibilmente veritiero e in aggiunta ti ringrazio per le nozioni tecniche che hai illustrato molto bene nel tuo articolo.
Ancora tanti complimenti.
Un salutone da Alby.
Massimo questo tuo lavoro è una miniera di informazioni utilissime... me lo rileggo con calma e mi salvo i passaggi... a breve farò anche io alcuni esemplari di elicotteri per cui grazie.
Dimenticavo... lavoro superlativo
Gianni
Ciao
Grazie ragazzi... sono contento che le mie esperienze possano essere di aiuto per evitare casini ad altri.
Per la basetta... ci devo lavorare ma ne faccio talmente poche e solo Tarmac!
Massimo Pitchup
...ciao Massimo, un mito volante che hai ben realizzato, come sempre ci hai abituato, e a parte i guai raccontati che purtroppo ci stanno, mi piace molto, anche la descrizione è importante per chi volesse avere le basi per un esemplare operativo. Un salutone maurizio
Visto solo adesso, molto bello, grande il lavoro di dettaglio degli interni, oltre a essere un soggetto insolito e interessante.
Ciao,
Roberto.