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Questo mezzo navale della Royal Navy britannica, denominato “Sleeping Beauty” (la “Bella Addormentata”, soprannome affibbiatogli quando il suo progettista fu trovato addormentato all'interno dell'abitacolo) fu concepito dal S.O.E. (Special Operations Executive) per l'attacco alle navi nei porti, per la ricognizione delle coste e per operazioni di infiltrazione, spionaggio e sabotaggio.
Più che ad una canoa assomigliava ad un kajak esquimese, dallo scafo chiuso superiormente a tenuta stagna e con l'abitacolo aperto, dove sedeva l'operatore in tenuta subacquea.
Era composto da lamiere sagomate saldate, con irrobustimenti trasversali in acciaio dolce, mentre la coperta, il cruscotto ed il timone erano in alluminio.
Dotato al suo interno di casse d'immersione e di bombole d'aria compressa, poteva immergersi fino alla profondità massima di 15 m e navigare spinto da un'elica azionata da un motore elettrico da 24v alimentato da un gruppo di batterie da 6v.
In superficie poteva muoversi anche con l'uso di una pagaia e di una piccola vela aurica (tipo di vela a forma trapezoidale) con relativo pennone in legno diviso in due parti che venivano posizionati ai lati della coperta.
Nelle varie prove di navigazione e di immersione, il mezzo, lungo 3,86 m e con larghezza di 0,68 m, dimostrò sempre una buona capacità nautica per cui alle fine del 1943 fu avviata la produzione in serie.
Ma l'attività operativa fu limitata, con poche missioni in Norvegia e nel Sud-Est asiatico non andate a buon fine per varie cause, senza riuscire a terminare l'attacco previsto.
La modalità di attacco alle navi nemiche alla fonda nei porti era simile a quella dei nostri S.L.C. ”Maiale”.
La Sleeping veniva avvicinata all'obiettivo con diversi mezzi: motosiluranti, sottomarini e anche barche da pesca, dopodiché l'operatore procedeva navigando in superficie o in affioramento e, giunto in vicinanza della nave, si immergeva per arrivare a contatto.
Abbandonando temporaneamente il mezzo, applicava allo scafo le cariche magnetiche a tempo per poi rientrare e allontanarsi in modo inverso alla procedura di avvicinamento.
La Sleeping Beauty fu un piccolo mezzo d'assalto ai più del tutto sconosciuto, ma capostipite di altri progetti attualmente operativi in uso alle Forze Speciali di diverse nazioni.
Alla fine del conflitto mondiale risultavano prodotti 250 esemplari, alcuni dei quali sono sopravvissuti e attualmente sono esposti in vari musei navali.
Il modello scala 1:35
La rivista Storia Militare di Marzo 2025 ha presentato in copertina l'immagine di questo mezzo con all'interno l'articolo storico, veramente esaustivo, formato da 14 pagine con numerose fotografie e illustrazioni.
Da qui, sempre alla ricerca di modelli poco conosciuti e originali, sono riuscito a trovare nel web il relativo kit.
Prodotto dall'ucraina GMU Model, è costituito da 45 parti in plastica color grigio chiaro, da 16 parti di fotoincisioni e da un pieghevole di istruzioni con descrizione in ucraino-inglese.
Il modello purtroppo, anche se di piccole dimensioni e all'apparenza da realizzare in pochissimo tempo senza alcuna difficoltà, si è rivelato ostico e impegnativo: le stampate in plastica non sono delle migliori, tant'è che ho perso più tempo del dovuto a staccare con più attenzione i vari pezzi, levigarli e in diversi casi aggiustarli, ma anche sostituirli con materiale del mio archivio.
Un esempio tra i vari elementi sostituiti: la cupoletta superiore anche se stuccata pazientemente non mi soddisfaceva e l'ho sostituita con la punta di un proiettile del mortaio d'assedio semovente Karl Gerät, già illustrato nel sito.
Comunque, dopo aver assemblato il tutto come una liberazione, ho eseguito la verniciatura usando per la particolare mimetica quattro diverse tonalità di acrilici Tamiya, previa una minuziosa mascheratura e a seguire invecchiamento, lavaggio e usura in forma leggera.
Come da foto storiche, ho integrato lo scafo con del cordame, non previsto nel kit, che ho fissato con degli occhielli a correre lungo i suoi bordi esterni.
Ho anche inserito nell'abitacolo un figurino subacqueo prodotto dalla Italeri per il kit S.L.C. “Maiale”, che ho parzialmente modificato nella postura.
Per mera coerenza storica, preciso che, non trovando nel web un figurino sub britannico, ho dovuto adattarmi con quello italiano, nonostante la diversità della muta indossata sia per l'aspetto che per la composizione.
Del resto, non essendo un figurinista, anche se appassionato da sempre dei “soldatini”, ho subito scartato la possibilità di avventurarmi in un'autocostruzione.
Il modellino così finito, lungo 11 cm e largo 2 cm, è sistemato in una teca in metacrilato, realizzata dall'amico Stefano Bagnasco, dove poggia su un tondino inserito in una lastra effetto acqua con fondo bianco.
Su questa base ho posizionato ai lati una targhetta con il nome e l'immagine dello stemma del S.O.E., copia ricavata e stampata da internet.
Concludo che solo la mia passione storica in generale e nel caso specifico per questo mezzo inusuale e sconosciuto ha permesso la realizzazione del modellino che altrimenti sarebbe stato prematuramente affondato in acque non salate...
Bibliografia e immagini:
Ciao Dino... gran bel lavoro... complimentissimi
Complimenti, un mezzo della Marina Inglese, per me sconosciuto.
Grazie per avermi dato una notizia storica.
Grazie Dino sia per la perfezione del modello che aprire sempre squarci su una storia a molti sconosciuta Complimenti
Giampaolo
Caro Dino, un altro mezzo assolutamente sconosciuto ai comuni mortali. Grazie di averlo condiviso con noi.
Al prossimo
Ezio
Interessante modello e originale come sempre nello stile di Dino, complimenti!
Un mezzo molto interessante, gli inglesi saranno stati ispirati da qualche nostro mezzo? Sempre molto originale Dino, complimenti.
Gianni
Bravo Dino !
Un buon lavoro su un soggetto originale ed ostico.
Bella presentazione.
Pietro