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Nicolas Chauvin, granatiere e sciovinista

Stefano Deliperi

L’epopea napoleonica ha certamente cambiato l’Europa, talvolta anche involontariamente.
Sulle armi dei soldati di Napoleone Bonaparte giunsero fin nei posti più sperduti del Vecchio Continente i nuovi ideali illuministici di uguaglianza sociale propri della Rivoluzione francese ("Libertè, Egualitè, Fraternitè"), spesso applicati sostanzialmente per innalzare nuove classi dominanti, nuove leggi (basti pensare al Code civil des Français), sistemi economici più moderni.
Si formarono tumultuosamente nuovi modi di pensare, nuove ideologie prendevano vita propria e penetravano nelle società piuttosto statiche dei vecchi regimi settecenteschi.
Nascevano anche nuovi termini, rendendo più o meno famosi i loro inventori, anche involontari.
Uno di questi è certamente Nicolas Chauvin.



Nicolas Chauvin, chi è, forse.
Secondo alcuni sarebbe solo un personaggio letterario, ma non tutti gli storici sono d’accordo.
In base alle poche informazioni disponibili, sarebbe nato a Rochefort, cittadina di provincia nell’attuale Dipartimento della Charente Marittima (regione di Poitou-Charentes), lungo le coste atlantiche dell’antica Aquitania.

Granatiere della Guardia Imperiale

Arruolatosi nell’esercito rivoluzionario giovanissimo (18 anni), sarebbe stato particolarmente animato da grande fervore patriottico che l’avrebbe portato a battersi senza risparmio e con un coraggio al limite della follia.
Ferito ben 17 volte in numerose battaglie, sarebbe entrato a far parte del prestigioso 1er Regiment de Grenadiers-à-Pied de la Garde Imperiale, il 1º Reggimento di Granatieri della Guardia imperiale, comportandosi sempre da valoroso.
Avrebbe subito addirittura una mutilazione in conseguenza di una ferita sul campo di battaglia.
Lo stesso imperatore Napoleone sarebbe stato colpito dal coraggio, dalla fedeltà e dal fanatismo del granatiere Chauvin, premiandolo con una sciabola d’onore e con una pensione vitalizia di 200 franchi.
Nicolas Chauvin è il protagonista della commedia La Cocarde Tricolore (episodio della spedizione in Algeria), del 1831, scritta e rappresentata dai fratelli Charles-Théodore e Jean-Hippolyte Cogniard al théâtre de la Porte Saint-Martin di Parigi.
Il successo popolare dell’opera e la caratterizzazione sarcastica del personaggio fecero passare involontariamente alla storia il nostro Nicolas, il cui nome andò a designare il patriota ciecamente esaltato ed esclusivo, spesso fanatico, di qui il derivato chauvinisme usato spesso nella forma italianizzata sciovinismo.
Il fanatismo di molti napoleonici traeva origine – oltre che dalla grandeur per la Francia e i francesi creata da Napoleone – anche, più prosaicamente, dall’indubbio trattamento positivo del Corso verso i suoi soldati che si comportavano bene durante le lunghe campagne militari.
Trattamento sconosciuto nel resto d’Europa.
Basti ricordare che cosa fece Napoleone dopo la vittoria di Austerlitz (1805): distribuì più di 15 milioni di franchi tra i soldati.
Diede in premio a tutti i feriti tre mesi di paga.
Fece in modo che tutte le vedove dei soldati uccisi in battaglia ricevessero un vitalizio sostanzioso e ordinò che ogni anno si tenesse una funzione commemorativa per i caduti nella cattedrale di Notre-Dame.
Fece poi una cosa davvero fuori dal comune: decise l’adozione dei figli dei caduti assicurandone il sostentamento e consentendo loro di aggiungere al nome di battesimo quello di Napoleone.
Infine, pubblicò numerosi opuscoli in cui si decantavano i meriti e le azioni coraggiose delle persone e delle unità militari, tra cui quelle dei suoi alleati bavaresi.
Fece quindi in modo che la vittoria non venisse mai dimenticata e che gli sforzi dei suoi soldati non passassero sotto silenzio.

I Granatieri della Vecchia Guardia.
La Vecchia Guardia (Garde Impériale, 1804-1815) era l’erede della Guardia Consolare (Garde des consuls, 1799-1804), a sua volta originata dalla fusione della Guardia del Direttorio (Garde du Directoire exécutif), l’organo esecutivo rivoluzionario, con i granatieri della Convenzione nazionale (Grenadiers près de la Représentation nationale), l’organo legislativo rivoluzionario.
Inizialmente era costituita da granatieri a piedi, a cavallo e da alcune unità di artiglieria.
Su tali reparti Napoleone Bonaparte fece affidamento per il colpo di Stato del 18 brumaio.

Granatiere della Guardia Imperiale (E. Detaille)

In un primo momento, compito fondamentale della Guardia era la protezione personale dell'Imperatore, ma ben presto diventò una "grande unità" combattente (dai 9.798 uomini del 1804, raggiunse i 112.482 uomini nel 1814), come un corpo d’armata, formando la riserva della Grande Armèe e il "modello" per l'esercito, determinata e irreprensibile, rinforzando la coesione fra le altre unità con la propria sola presenza e condotta.
La Guardia portava un'uniforme più prestigiosa e di taglio migliore rispetto alle truppe ordinarie e un armamento particolare (moschetto Charleville del 1777 con baionetta, sciabola, granate).
La paga era superiore, il rancio migliore.
Aveva priorità nei rifornimenti durante le campagne e, in tempo di pace, aveva spesso il privilegio di acquartierarsi a Parigi.
Possedeva una propria banda musicale e scendeva in campo con l’alta uniforme (con l’eccezione dell’ultima battaglia combattuta, quella di Waterloo (1815).
La Vecchia Guardia (Vieille Garde) era composta dai più anziani veterani che avevano combattuto da tre a cinque campagne nelle truppe napoleoniche.
I Granatieri a piedi della Guardia imperiale (Régiment de grenadiers à pied de la Garde impériale) erano fra i più risalenti reparti della Grande Armée.
Erano i fanti più coraggiosi e con più esperienza della Guardia, alcuni veterani avevano alle spalle più di 20 campagne di guerra.
Per diventare un granatiere della Guardia, la recluta doveva aver servito nell'esercito per almeno 10 anni, aver ricevuto una citazione per il coraggio, essere istruita ed essere alto almeno mt. 1,78.
I Granatieri a piedi della Vecchia Guardia non entravano spesso in combattimento, come i reparti della Giovane e Media Guardia, ma quando venivano impiegati suscitavano generale ammirazione, anche nei nemici.
Nel 1807, durante la campagna di Polonia, si guadagnarono l’appellativo bonario di les grognards ("i brontoloni") da parte dello stesso Napoleone.
Nel 1815 i Granatieri della Vecchia Guardia divennero ben quattro reggimenti.
Dal 1º Reggimento venne gemmato il 2º Reggimento, classificato formalmente - insieme al 3º e al 4º Reggimento di nuova costituzione - come appartenente alla Vecchia Guardia, sebbene non potessero avere pari valore.
Per questo motivo, talvolta, ci si riferisce a loro come Media Guardia.
Furono questi ultimi reggimenti ad essere sconfitti dai britannici nelle fasi finali della battaglia di Waterloo.
Il 1º Reggimento Granatieri sconfisse in un primo momento i prussiani a Placenoit, successivamente ritirandosi in buon ordine quando la battaglia di Waterloo era già persa.
Due quadrati del 1º Granatieri della Guardia costituirono la vitale ridotta francese al termine della battaglia.
In questo momento si sarebbe verificato il famoso episodio avente per protagonista, suo malgrado, il generale Cambronne.


La Vecchia Guardia muore, ma non si arrende !

La Vecchia Guardia muore, ma non si arrende !


I Granatieri a piedi della Guardia Imperiale indossavano un abito lungo blu scuro con risvolti rossi, spalline e risvolti bianchi.
I granatieri si distinguevano maggiormente per gli alti colbacchi di pelo d’orso decorati con uno stemma dorato, un pennacchio rosso e cordini bianchi.



Il diorama.
Il "soldatino" raffigura il granatiere Chauvin in un momento di pausa fra le tamte campagne di guerra napoleoniche.
E’ un figurino Airfix originale, in materiale plastico, dei primi anni ’70 del secolo scorso.
I colori utilizzati sono gli Humbrol con pennelli "tre zero" e "quattro zero", mentre l’ambientazione è ottenuta esclusivamente con elementi naturali: un basamento di roccia, foglie secche, licheni, legno, ecc.



Bibliografia.
  • AA.VV., Enciclopedia Treccani on line, 2012;
  • Gérard de Puymège, Pierre Nora, ed. Realms of Memory, Columbia University Press, pp. 337, 1997, ISBN 0231106343.
  • Miguel Angel Martìn Màs, La Grande Armèe, Andrea Press, 2005;
  • David Chandler, Waterloo, Rizzoli Editore, 1999;
  • a cura di De Agostini Editore, Soldatini di piombo, 1999;
  • David Chandler, Le campagne di Napoleone, Rizzoli Editore, 1992.




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