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Kit Hobby 2000 - Scala 1/72
Un mondo a parte, per me, sono i velivoli giapponesi: mi piacciono molto, ma riesco a ricordarne solo pochi nomi, hanno più numeri e lettere di un codice fiscale, e solo grazie agli alleati, o meglio, agli americani, che assegnarono a ciascuno di essi un nome in codice decisamente più gestibile, è possibile orientarsi un po'.
Questo idrovolante da ricognizione, ad esempio, lo chiamarono Glenn... decisamente più facile da ricordare!
Passiamo al kit: si tratta di un Fujimi uscito nel 1997 e, secondo quanto ho potuto ricostruire, tra il 2016 e il 2020 (non è del tutto chiaro l'albero genealogico del modello), è stato reinscatolato da Hobby 2000.
Con un prezzo piuttosto contenuto, questa nuova edizione offre anche la catapulta e le mascherature per il canopy, che assomiglia a una piccola serra, rendendo così molto più rapida e agevole l'intera fase di montaggio.
Gli interni sono piuttosto basilari, ma nel complesso accettabili. Anche se il canopy, essendo un pezzo unico, rende poco visibili i dettagli interni, ho comunque aggiunto qualche elemento per arricchirli un po'. Le istruzioni sono semplici e il montaggio procede senza intoppi. Ho inserito dei piccoli pesi di piombo nei galleggianti per stabilizzare il velivolo sulla catapulta, che, montata insieme al modello, aiuta molto nella gestione durante le sessioni fotografiche, un dettaglio davvero piacevole per un idrovolante.
La parte più critica riguarda il montaggio delle travature che collegano i galleggianti alla fusoliera: mancano due riferimenti chiari per l'ancoraggio del montante anteriore a “M”, quindi è necessario procedere con grande attenzione nel posizionamento degli altri punti di fissaggio, fortunatamente presenti. Controllare continuamente l'allineamento è fondamentale per ottenere un risultato preciso.
Superata questa fase delicata, il resto del montaggio risulta piuttosto rapido, e si passa alla verniciatura. Ho utilizzato il buon vecchio pennello per i montanti tra fusoliera e galleggianti, evitando così un'eccessiva mascheratura e il rischio di danneggiare le parti più fragili del kit.
Dopo aver mascherato il canopy e incollato le varie parti, sono passato all'aerografo, usando i colori originali Tamiya: verde per le superfici superiori e grigio verdolino per quelle inferiori. Le decals, poche ma di buona qualità, hanno permesso di procedere rapidamente con le rifiniture, l'invecchiamento e infine il montaggio della catapulta, che ho rappresentato in uno stato più usurato, coerente con la sua collocazione a bordo del sommergibile I-25, impegnato in una missione di grande rilievo strategico.
A questo punto, ecco un breve resoconto della missione dell'idrovolante in questione.
Il sommergibile giapponese I-25, con il suo idrovolante a bordo, fu protagonista di un episodio unico nella storia della Seconda Guerra Mondiale: l'unico attacco , condotto dalle potenze dell'Asse contro il territorio continentale degli Stati Uniti.
Il 9 ottobre 1942, il pilota Nobuo Fujita decollò dall'I-25 con il suo piccolo idrovolante, portando a termine una missione tanto audace quanto simbolica. Il suo obiettivo era Port Orford, in Oregon, dove lanciò due bombe incendiarie nel tentativo di appiccare un vasto incendio nelle foreste circostanti sul monte Emily e seminare il panico tra la popolazione americana.
L'operazione, tuttavia, non ebbe l'effetto sperato: le bombe causarono solo un piccolo incendio, facilmente domato. Nonostante il fallimento tattico, l'azione restò impressa nella storia come “l'attacco , sul continente americano”, un evento singolare che testimoniò fino a che punto potesse spingersi la determinazione della Marina imperiale giapponese.
Dettagli dell'attacco:
Data: 9 ottobre 1942
Luogo: Port Orford, Oregon, USA
Protagonista: pilota Nobuo Fujita, a bordo dell’idrovolante lanciato dal sommergibile I-25
Obiettivo: provocare incendi nelle foreste dell’Oregon per creare panico nella popolazione
Risultato: solo un piccolo incendio, rapidamente estinto
Sommergibile: I-25, unità della Marina imperiale giapponese, progettato per operazioni a lungo raggio e dotato di un hangar e di una catapulta per il lancio di un idrovolante da ricognizione.
Il racconto di una missione a dir poco epica accompagnata da un modello godibilissimo... cosa chiedere di più!
Gran lavoro complimenti.
Saluti cari
Enrico
Ciao Maurizio, ottimo lavoro e interessante report. Perfettamente d'accordo con te sui nomi dei velivoli e degli assi giapponesi. Comunque ciò nulla toglie al tuo pregevolissimo lavoro.
Al prossimo.
Ezio
Ciao Enrico e Ezio, quando il modellismo prende bene, diventa quasi arte, per carità non mi considero un artista, specialmente qui dove vedo modelli che sono VERAMENTE opere d'arte fatti da artisti, ma mi considero artista per il fatto che se viene l'ISPIRAZIONE.... belin devo farlo subito altrimenti patisco, ringrazio voi per i vostri commenti e non dimentico il nostro buon GiaBa che ci permette di esporre i nostri lavori... 👋 👋 👋 👋 👋
Bravissimo il grande Maurizio con i suoi piccoli, nel senso di scala, modelli.
Quanto ti capisco, sai bene che anche io quando faccio qualcosa se non ha una storia dietro, mi diverto meno e questo mi fa passare molte ore su libri e in rete, ma ci sta, il modellismo è bello anche per questo. 😀