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Questo mezzo d'assalto fu realizzato all'inizio del 1943 dall'Officina Armi Subacquee San Bartolomeo, ubicata a La Spezia, dalla quale prese la denominazione ufficiale e dove ebbero luogo le prime prove in acqua, tutte favorevoli, che evidenziarono significativi progressi nella condotta del mezzo sia in superficie che in immersione.
L'S.S.B. fu un'evoluzione dell'S.L.C. (Siluro a Lenta Corsa “Maiale”) rispetto al quale, pur ricalcando i concetti generali d'impiego, aveva, a parità di lunghezza e altezza, una larghezza maggiore (circa 780 mm contro 533 mm), una velocità (4 nodi anziché 2,3) ed una autonomia superiore grazie ad un motore più potente e a batterie di maggior capacità.
All'interno dell'ampia carenatura superiore erano ricavati i posti per i due operatori che stavano seduti su seggiolini anziché a cavalcioni; questa sistemazione maggiormente protetta era tutto a vantaggio dell'efficienza e della reattività dell'equipaggio.
Nel complesso era un mezzo di caratteristiche e prestazioni superiori a quelle del S.L.C.: lo superava nettamente in velocità, autonomia, maneggevolezza e carico bellico, ma soprattutto era un apparecchio di più sicuro funzionamento generale e meno soggetto ad avarie meccaniche ed elettriche

Nell'estate del 1943 fu assegnata la produzione in serie alle Officine Caproni, nei suoi stabilimenti di Milano Talliedo e per i soli scafi alla ditta metalmeccanica Fratelli Gianazza di Legnano, specializzata nella lavorazione degli acciai.
Quest'ultima realizzò anche alcuni dei cilindri stagni in acciaio che, collocati sul ponte di coperta degli ultimi sommergibili “avvicinatori”, erano usati per il trasporto dei mezzi d'assalto S.L.C.
Legnano è la mia città e quindi ho appreso con sorpresa queste ultime informazioni: la storica ditta, fondata nel 1892 e non più attiva dal 2001, è posta in prossimità del casello autostradale MI-Laghi e sulla cui area è in corso un nuovo progetto di riqualificazione.
Alla data dell'armistizio, l'8 Settembre, erano disponibili solo tre esemplari: un prototipo e due pre-serie tutti costruiti a La Spezia.
Successivamente, su disposizioni della Xª Mas repubblicana, venne ripresa la costruzione dalla Caproni: si trattò dell'ordine di completare tre semoventi già parzialmente allestiti e di approntarne altri otto con scafi già realizzati dalla Fratelli Gianazza, tutti appartenenti alle precedenti commesse della Regia Marina.

S.S.B. in costruzione nelle officine Caproni
Nell'Agosto del 1944 anche i Tedeschi ordinarono alla Caproni di realizzare altre 16 unità con consegne previste entro la fine dell'anno.
Non si conosce né il numero né la data di consegna di quest'ultimi, mentre per quelli della Xª Mas i primi quattro semoventi vennero consegnati solo nel Marzo del 1945 e gli altri quattro nell'Aprile successivo.
Si ritiene che buona parte di questi fosse stata dislocata a Venezia e forse a Pola, dove li sorprese, poco dopo, la fine del conflitto senza essere stati dispiegati in missioni di guerra.
Gli S.S.B. della Xª Mas catturati a S. Andrea di Venezia furono requisiti dagli Alleati che, dopo una serie di prove condotte con personale misto italiano e anglo-americano nell'estate del 1945, furono inviati sia Inghilterra che negli Stati Uniti, accompagnati anche da alcuni nostri operatori per addestrare al loro impiego quegli Alleati.



L'S.S.B. nell'estate 1945 presso l'ex idroscalo di S. Andrea a Venezia
Invece, gli S.S.B. accentrati alla Caproni di Talliedo, in vari stadi di costruzione, entrarono in possesso della nostra Marina Militare verso la fine degli anni Quaranta.
Attualmente ne esistono ancora quattro esemplari che fanno bella mostra presso l'Imperial War Museum di Londra, al Submarine Museum di Gosport in Inghilterra, al Submarine Museum di Groton negli USA e nella raccolta di cimeli del Comando Raggruppamento Subacquei e Incursori (COMSUBIN) della nostra Marina Militare al Varignano (La Spezia).
Quest'ultimo è rimasto in attività fino agli anni sessanta ed è servito da modello per lo sviluppo dei successivi mezzi similari.

S.S.B. conservato presso il COMSUBIN

Il diorama in scala 1:35
Il siluro San Bartolomeo è della Model Victoria, un ottimo prodotto in resina poliuretanica di alta qualità, ben dettagliato e preciso, con fotoincisioni per i dettagli più realistici e relative chiare istruzioni.
Dopo aver assemblato il tutto senza alcun problema, ma con particolare attenzione al gruppo propulsore elica/timone e previa una spruzzata di primer in bomboletta color metal dell'Army Painter, l'ho colorato a pennello con acrilico di colore grigio azzurro chiaro della Life Color, per poi procedere a un lieve lavaggio e a una leggera usura.
Questo specifico colore, codice MVC 001 già incluso nel kit, risulta dalle poche foto esistenti scattate dopo la fine delle ostilità e rappresentano i mezzi appartenenti al lotto costruito dalla Caproni per la Xª Mas repubblicana.
Insieme all'S.S.B. ho acquistato sempre dalla Model Victoria la banchina dedicata con i suoi accessori per realizzare il relativo diorama.

Prendendo spunto dalla foto d'epoca soprastante, ho così modificato la banchina che, posta su un pannello di polistirene da 22x18x3 cm di spessore, ho ampliato al fine di poter posizionare una gru portuale a comando elettrico della RT-Diorama, set molto dettagliato con parti tagliate al laser, parti stampate in 3D e parti in gesso, quale necessario supporto per la messa in acqua e il rimessaggio di materiali e/o piccoli mezzi:
frontalmente, per riprodurre il tratto di mare, ho posizionato una lastrina di metacrilato corrugato trasparente di maggior dimensione e spessa 5 mm in sostituzione di quella più piccola in resina color verde già inclusa nel kit.
Per creare l'effetto mare, ho eseguito la verniciatura dal di sotto con un mix di acrilici Tamiya di color verde e blu, stendendo poi in superficie più strati intervallati di liquido Toffano per l'effetto acqua e del gel acrilico opaco per l'effetto increspatura del lieve movimento ondoso, spargendo inoltre dei frammenti naturali di posidonia.
posteriormente, ho aggiunto a misura una porzione di polistirene H. 2,5 cm sulla quale ho preferito da una parte incollare un foglio Struttura della True Earth spesso 5 mm che ho idealmente ricoperto con una gettata di cemento dopo averlo opportunamente sezionato con tavole di legno poste di costa e dall'altra stendere dello stucco bianco extrafine che, una volta asciutto, ho inciso come pavimentazione in prosieguo di quella esistente in resina.

La banchina così finita è stata colorata esclusivamente a pennello con acrilici Tamiya e Lifecolor Stone Grey, con un mix di tonalità, sfumature e invecchiamento.
Ho preferito cambiare gli accessori previsti nel kit con altri provenienti dalla mia banca pezzi, sostituendo:
i due pali d'ormeggio in resina con altrettanti pneumatici parabordi, legandoli con delle cime e tagliandoli per simulare la loro parziale immersione
la classica bitta con un'altra di forma diversa
il bidone e le casse con un gruppo di fusti in resina coperti da un telone della francese MK35
Sempre provenienti dalla mia banca pezzi, ho aggiunto un paio di parabordi in cotone a forma cilindrica lavorati a uncinetto della canadese Thachweave Products, del cordame, un salvagente e una passarella d'accesso che ho realizzato con listelli di legno per una eventuale imbarcazione all'ormeggio, con accanto un pezzo di ruvida iuta.
Quest'ultima, come in generale si usava nella realtà, veniva posizionata sotto la zona d'appoggio della passerella stessa sulla banchina e serviva a frenare l'eventuale scorrimento laterale dovuto all'incontrollato movimento dell'imbarcazione.
Inoltre, sempre con riferimento alla soprastante foto storica, ho imbragato con del cordame il siluro S.B. alla gru.
A completamento del diorama ho inserito cinque figurini sempre della Model Victoria, uno dei quali con la muta era già incluso nel kit.
Sui bordi verticali della base ho steso a pennello dapprima della pasta acrilica della AK, per poi applicarvi del nastro a rete in fibra di vetro, successivamente verniciati con acrilico Tamiya.
Dopo aver incollato sul davanti una lastrina in ottone da 105x25 mm con inciso il nominativo affiancato dall'immagine della bandiera della Regia Marina e sui fianchi copia di tre foto d'epoca, ho posto il tutto al riparo di una teca in metacrilato realizzata dall'amico Stefano Bagnasco.
Infine, un sentito ringraziamento all'amico Leonardo Petroli che ha realizzato le foto del diorama.









Bibliografia e immagini:
I Mezzi d’Assalto della Xª Flottiglia Mas 1940-1945 di M. Spertini E. Bagnasco - Albertelli Editore 1991
I Mezzi d’Assalto Italiani 1940-1945 di E. Bagnasco Storia Militare Dossier nº23 Gennaio-Febbraio 2016
Incursori del Re di A. Caruso – Neri Pozza Editore 2025
Grande Nonno Dino, tutto molto bello ed equilibrato, veramente un'ottima realizzazione. Al prossimo.
Ezio
Ciao Dino
Trovo il tuo lavoro bello ed interessante, una grande unione tra tecnica modellistica e ricerca storica. Complimenti!
Saluti cari.
Enrico
Bravissimo Dino,
un altra storia marinara egregiamente rappresentata !!
Ciao Dino, come sempre un ottimo modello, complimenti e... dimenticavo... grazie per la citazione.
Azz....che bello....bravissimo... 👌 👏 👏 👏 👏 applausi
Bellissimo lavoro Dino, ho letto la storia di questo mezzo.... chissà che male avrebbe fatto se utilizzato al meglio e per queste missioni avevamo già dato lezione agli inglesi... il recupero da parte degli alleati di tutte queste macchine belliche comprese quelle tedesche la dice lunga sulla curiosità degli alleati.
Come mai hai utilizzato una rete attorno alla basetta? forse per tichiamare ad una rete anti siluro?.
Complimenti ancora
Gianni
Un grazie a tutti per i vs. commenti.
A Giovanni: per la verità, la rete a nastro è un di più adottata anche in altri precedenti diorami, che mi aiuta a mascherare meglio le imperfezioni laterali delle due basi sovrapposte, anche se precedentemente passate con la pasta acrilica.
Bella l'idea delle reti anti siluro...
Dino