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Pantherturm, Linea Gotica, Autunno 1944

Andrea Tallillo


La ormai famosa – al centro com'è di aperture di nuovi Musei, itinerari storico-turistici, rievocazioni e quant'altro – Linea Gotica (all'epoca ufficialmente Linea Verde n. 1) si snodava per 320 km ed in profondità, in certi punti, sino a 30 km. Iniziata nell'autunno 1943, la preparazione contemplava casematte, caverne con postazioni, edifici rinforzati, fossati anticarro e trinceramenti, carri armati interrati del tipo italiano P40, postazioni di vario tipo, da quelle per cannoni anticarro alle semplici buche per la fanteria. I lavori ebbero un nuovo impulso dopo lo sbarco alleato ad Anzio, ma non sempre si ebbero risultati ottimali ed in pratica, ancora a fine agosto 1944, la Linea non si poteva dire completa.
Comunque, i punti strategicamente importanti come le zone nel riminese ed i passi montani vedevano tra le varie fortificazioni e bunkers, la presenza di un tipo di postazione veramente unico ed innovativo tra quelle viste nella Seconda Guerra Mondiale, ovvero la Pantherturm. Si trattava di un piccolo bunker a due livelli, ideato nel 1943, formato da due cassoni metallici a costruzione saldata, quello superiore (Particolare 1 della Tavola) più piccolo di quello inferiore, entrambi prefabbricati con lamiere abbastanza spesse – 100 mm per quel che riguarda il cielo della parte superiore.




Il complesso, dotato di due entrate, veniva interrato sino a circa 25 cm dal livello del terreno e la terra di riporto veniva disposta attorno, se possibile, in una rampa di raccordo.
Il loro interno era organizzato razionalmente, dal vano inferiore partiva il collegamento ad un camino (2), per l'aerazione e la dispersione dei fumi di sparo.
La piastra superiore incorporava la cremagliera per una torretta di Panther, cioè uno dei pù potenti carri dell'epoca; ben protetta ed armata con un cannone in grado di perforare quasi 90 mm a due chilometri di distanza, poteva essere un pericoloso ostacolo per le colonne alleate, quando venisse ben mimetizzata e facesse fuoco all'ultimo minuto.
In genere le torrette erano della versione A, mentre quelle della più vecchia versione D, riconoscibile per la cupola a tamburo, sembra fossero riservate ad un tipo di bunker convenzionale, tutto esposto.
Furono comunque usate abbastanza anche quelle di una versione costruita appositamente per essere usata in postazioni fisse, col cielo più spesso – 40 mm al posto di 15 (3)– e cupola appena percettibile (4), con periscopio nel portello.
La sistemazione con tutti i crismi della struttura prefabbricata, che permetteva però un discreto lasso di tempo a disposizione, prevedeva anche una stretta trincea, rivestita con tronchi e terra che portava all'esterno ed una piccola polveriera laterale che facilitava i rifornimenti.
La zona antistante, sempre se c'era tempo, veniva completata con reticolati, postazioni per mitragliatrici 'Tipo Tobruk' prefabbricate in cemento e posti d'osservazione.
Alcune volte, anche con una specie di trincea fiancheggiata con sacchetti a terra, per abbassarvi il cannone 'a riposo'.
Le prime erano arrivate per ferrovia a fine 1943, per essere installate sulla costa tirrenica in funzione antisbarco e sulla Linea Senger.
A fine agosto 1944, una relazione tedesca, per il settore 'Teodorico' parla solo di 4 torrette funzionanti ed anche altre 18 erano previste per il settore 'Alarico'in tutto sembra che il totale di quelle efficienti non sia stato mai superiore alle 10 o 15.
Alcune, alla prova dei fatti, si rivelarono degli ossi duri perché offrivano un limitato bersaglio agli attacchi aerei od ai tiri d'artiglieria, mentre quelle della costa tirrenica, a quanto pare, non ebbero storia, finendo sabotate dai loro equipaggi prima dell'arrivo dei reparti americani.




Il kit in scala 1-35
Questo particolare tipo di fortino costituito da una torretta di Panther è stato già riprodotto in passato in resina, ma si tratta di kits ormai poco reperibili o previsti per altri contesti, come il fronte orientale o la Berlino degli ultimi giorni del Reich.
Due anni fa, però, la ormai conosciuta MIG Productions, i cui prodotti per originalità di concezione colpiscono la nostra fantasia come un nuovo Verlinden ha sfornato due confezioni, quella 013 riproduce anche la parte superiore del bunker del quale abbiamo parlato, adatto anche al fronte italiano.
Un kit di questo genere è l'occasione per allenarci con le ambientazioni, senza passare da un carico di troppo lavoro sui dettagli di un mezzo o di un carro.
Nulla vieta, comunque, di prendere ad esempio il kit in resina realizzandone una nuovo, basta usare la più che discreta documentazione disponibile, tagliandoci le piastre del bunker da plasticard abbastanza spesso e rispolverando una torretta diversa, magari una della versione D, finita in cantina per mancanza d'ispirazione.
Tornando al kit della MIG, esso ci si presenta chiuso in una confezione simpaticamente decorata, che oltre ai pochi altri pezzi necessari offre anche delle belle istruzioni a colori, certamente utili anche per il completamento del soggetto con tanto di copertine dei libri usabili per saperne di più.
E' un buon esempio per le tante – troppe – ditte che con le poco incoraggianti istruzioni a volte rendono meno accattivanti i loro prodotti.
Il pezzo forte non poteva essere altrimenti, è la torretta, del tipo specifico per postazioni e fornita con una canna in metallo tornita.
Confrontando le dimensioni del bunker pubblicate, ridotte allo 1-35, non ci sono grossi problemi, a parte un po' di lunghezza in più.
Da un primo assemblaggio a secco, usando solo nastro adesivo, si nota che il peso del pezzo pieno in resina avrebbe piegato il cielo, si può ovviare con dei tramezzi in plasticard spesso, ad irrobustimento del tutto.
Volendo riprodurre il bunker in modo operativo, non resta che interrarlo, perciò le piastre laterali diventano automaticamente troppo alte. Si dovrà ridurle di una buona metà, per il taglio opereremo prima con una squadra ed una matita, incidendo poi i segni con uno scriber Olfa, col quale si ottiene un taglio d'invito nitido.
Poi con una lama circolare montata su trapanino si procederà al taglio vero e proprio, procedendo con calma sia per la sicurezza delle nostre mani sia per pulire di frequente il tavolo di lavoro dalla polvere di resina, l'uso di una mascherina in questa fase è consigliabile.
Pareggeremo, in basso, le quattro pareti per renderle prontissime all'incollaggio sulla basetta, prima di aggiungere il cielo inseriremo almeno due tramezzi come descritto sopra.
Una volta che la scatola è unita, restano da applicare le flange verticali di fissaggio (5) ovviamente ridotte in base all'altezza ottenuta, quelle orizzontali d'irrobustimento autocostruite (6) ed i ganci di sollevamento (7).
Dopo 24 ore d'asciugatura, il bunker è pronto per ricevere una passata molto leggera con lo stucco, per rendere l'effetto del metallo delle piastre.




Alla torretta mancano pochi dettagli, come la saldatura attorno alle piastre superiori del cielo e quella tra esse (8), nonché quelle della piastra più spessa (9) e quelle attorno ai ganci di sollevamento (10).
Per la cupola, bastano il segno della saldatura tutt'attorno (11) e poi il rifacimento, con del filo di rame di spessore adeguato, della maniglia posteriore sul cielo (12) e di quella sul portello della piastra verticale (13).
Concluderemo con l'aggiungere il mirino a lama posteriore (14), non sempre presente, nella torretta comunque c'è il segno della sua base. Sulla scudatura anteriore sono già presenti delle striscette paraschegge, ma non sempre erano presenti e se volessimo toglierle si fa presto, con l'aiuto di una fresetta e di una buona stuccatura nell'area (15).
La canna del cannone, purtroppo, ha un innesto molto fragile nella torretta ed il peso potrebbe renderla fatalmente moscia, è facile rimediare forando con una fresetta la base della canna ed inserendovi un perno metallico da far passare, tramite un foro praticato nella scudatura, fino alla torretta.
Per rendere l'effetto leggermente corrugato delle piastre, si può stendere anche sulle pareti della torretta una leggera mano di stucco Tamiya, ha il vantaggio d'essere abbastanza fluido e di colore grigio, per il cielo e la scudatura si può ricorrere al fidato trapanino, usando vari tipi di fresette da dentista.




La scenetta
La basetta è una cornice portafoto di dimensioni adeguate per non far sporgere troppo la canna del cannone.
Prepariamo, per prima cosa, una sezione di legno truciolato ritagliato come le dimensioni della basetta.
Aspettata l'asciugatura completa, stendiamo un fondo di Das che servirà da base per il terreno, dentro di esso inseriremo il solo bunker privo di torretta, lisciando le pareti inferiormente se ci fossero dislivelli, in modo che esse appoggino molto regolarmente alla superficie.
Per l'incollaggio definitivo va usata la colla bicomponente, il suo tempo d'asciugatura lungo sui 10 minuti permette l'inserimento di altri piccoli elementi, come dei sassi per esempio a ridosso delle pareti.
Su questo materiale di riporto va steso del gesso liquido sino ad avere un realistico accumulo attorno ai bordi.
La verniciatura è stata fatta ad aerografo, con una base di rosso minio a smalto per la “scatola” del bunker mentre la torretta andrà verniciata nel cosiddetto giallo sabbia europeo; dopo almeno un giorno d'asciugatura passeremo agli acrilici, mimetizzando col giallo sabbia ed il verde medio il bunker e con del marrone rossiccio, a serpentine sfumate, la torretta, canna del cannone compresa.
Gli unici contrassegni presenti sul bunker erano quelli legati al suo assemblaggio, trasporto e messa in opera, ovvero un segnale triangolare bianco con bordo rosso e scritta Vorschit ! nera, posto in genere sulla parte anteriore (16), con accanto i numeri bianchi d'immatricolazione.
Il tipo meno diffuso era a stampatello con lettera sottostante (17) , quello quasi universale era in stile 'cirillico' con lettera sulla stessa riga (18), portato in due diverse possibili posizioni, in alto o più in basso e centralmente (19).
In ogni caso, il numero d'immatricolazione era uguale per ogni piastra, mentre cambiava la lettera, nella successione ricostruita nel disegno (20).
Per non complicarci il lavoro, la torretta va inserita per ultima, prima aggiungeremo sacchetti di sabbia, bidoni, sassi, casse di legno, assi e filo spinato, rami secchi eccetera, usando colla bicomponente o del vinavil, sigillando gli elementi zona per zona con del gesso liquido.
Completeremo il terreno anche inserendo del muschio vero essiccato, già abbastanza realistico e che miglioreremo di molto lumeggiando con leggere tonalità di verde, ad acquerello.
Non faremo mancare erba sintetica ed anche qualche sasso, consultando qualche fotografia di torrette di questo tipo potremo ricavare utili spunti per il terreno circostante, mai piatto come un deserto ma che doveva essere libero al campo di tiro.
A torretta incollata, si può lumeggiarla con le stesse tonalità che avremo scelto per il terreno, inoltre stavolta sarà d'uopo usare una miscela di vinavil e terra di colorificio od apposite polveri tipo quelle della Tauromodel, miscela da stendere in piccole quantità sul bunker e sulla torretta, simulando l'accumularsi di terra e fango sia per causa naturali che forse per azione diretta dell'equipaggio, come farebbe credere qualche fotografia, plausibilmente per mimetizzare meglio una postazione fissa.
Un buon elemento di drammatizzazione, spesso presente, una rete mimetica drappeggiata sulla lunga e ben visibile canna.
Cediamo pure alla tentazione di piazzare qualche granata da 75, visto che tutti avremo almeno confezioni di tre marche diverse che languono nei cassetti... stavolta tocca ai veterani proiettili in metallo bianco della Armour Research, pezzi quasi storici che fanno ancora bella figura.
L'ultima fatica è la presenza anche di un membro dell'equipaggio, un bel figurino della Corpus ungherese, molto adatto e nella tenuta e nella posa ad una scenetta di sosta 'in corso d'opera'.
Essa, una volta in vetrina, sarà innovativa rispetto alla sfilata di mezzi e ricorderà , nel suo piccolo, che è esistita anche la campagna d'Italia, a volte dimenticata dalla maggior parte dei modellisti italiani.

Bibliografia :
 - Tech Intell – Volume 1 – Darlington Productions 1994
 - Panzer in Italy – Publimodel 2002
 - Ground Power n. 009 – Delta Publishing
- Panzer Tracts No 21-2 – Panther turm I und III – Panzer Tracts 2005
 - German Defences in Italy in World War II - Fortress 45 - Osprey Publishing 2006


Andrea Tallillo

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15.06.2007




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