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Trapper - Mauro Rota

Nella prima metà del XIX secolo, l’America del nord, è in buona parte inesplorata; uomini di grande coraggio e volontà, in cerca di un nuovo modo di vivere e guadagnare, si dedica alla caccia di animali da pelliccia, soprattutto castori ed orsi, sull’onda di una notevole richiesta di queste pelli da parte dell’Europa in cui la moda del cappello di pelo impazza.
Costoro, vivono in quasi completa solitudine, per tutto l’anno, con la compagnia al massimo del fido cane, vestendosi di pelli e ornandosi con oggetti e disegni sullo stile degli indiani, unici contatti che alcuni di loro potevano avere appunto, le popolazioni indigene della zona; non sempre questo era una buona cosa, visto che non sempre gli indiani erano pacifici.




Alcuni di loro, arrivarono addirittura a prender moglie indiana, per cementare l’amicizia col popolo della donna ed allo stesso tempo avere accanto qualcuno che ovviasse alle piu’ elementari esigenze della vita.
Una vita del genere, portava molto spesso a morte prematura; bastava una ferita che si infettasse, oppure una frattura che li immobilizzasse e la fine era quasi certa; senza contare gli animali feroci ed i già citati indiani.
Una sola volta l’anno, tutti questi trapper, si incontravano in primavera alle foci del Missouri, del Green o del Columbia, per vendere le loro pelli ai commercianti ed acquistare il necessario per l’anno seguente; il resto manco a dirlo finiva in donne ed alcool!




Quello che volevo rappresentare, è proprio uno di questi uomini, nel viaggio per raggiungere uno di questi ritrovi annuali, con il suo cavallo, in questo caso un mastodonte da tiro, discendente di quelli lasciati in terra americana dagli inglesi, con il suo travoi carico di pelli e cianfrusaglie varie.
Il cavallo è un pezzo Nemrod in resina, cui ho aggiunto la pelle d’orso ed i finimenti in cuoio costruiti in bicomponente Tamiya, il trapper è interamente autocostruito con il medesimo bicomponente e plasticard, le piume sia del morso del cavallo che del cappello del figurino sono parti di piume vere.
Il travoi è in legno con il carico èin parte autocostruito in stucco,in parte fatto con pezzi Historex.
Il terreno è creato su una base di DAS per simulare una semisalita, ricoperto con materiale naturale, terra, foglie, canapa, sassi, rami.
Tutto è stato colorato con acrilici Vallejo e Andrea.




Tocco finale, la pipa in bocca, fatta in legno, che richiama quelle che probabilmente potevano costrursi questi uomini con cio’ che trovavano in natura.


Mauro Rota

[Gallery]

04.05.2003


Nota: questo articolo è stato originariamente pubblicato nel sito superEva.




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