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Fondamentale per la realizzazione di ogni diorama, sono gli evoluti strumenti tecnologici a nostra disposizione, che ci permettono una realistica visione tridimensionale del progetto; sotto, una foto che illustra quanto detto.
Importantissimo documentarsi sull’aspetto del paesaggio.
Non necessariamente si deve rappresentare ciò che si vede in una sola foto, difficilmente infatti si troverebbe un angolo di natura che si adatta pari pari alla nostra idea di diorama.
Meglio comporre un puzzle di diversi particolari, tutti plausibili.
E’ bene tener conto che bisogna anche essere disposti a dei compromessi, qualche licenza può essere concessa al fine di contenere le dimensioni, o rendere armonico il tutto.
Come già scritto, il Buddha è una referenza Verlinden, e includeva il piccolo basamento a gradini.
La cripta e il resto delle opere in muratura, sono state invece auto-costruite con dei mattoncini ricavati colando del gesso ceramico, in sofisticatissimi stampi di legno, silicone e altri pregiati materiali.
La realizzazione di tali stampi è stata una delle parti più dure di tutto il progetto, qui il rischio di abbandono è stato alto, mangiarsi da solo un chilo di gelato, per procurarsi quanto necessario, non è cosa da poco, e solo modellisti dotati di grande fegato e con uno stomaco d’ acciaio, avrebbero potuto tentare una simile impresa!!!
Il gesso ceramico è ottimo per fare questo tipo di lavori, perché, quando ancora non ben asciutto, si scheggia in maniera molto convincente, rappresentando molto bene le pietre antiche.
Quando poi si indurisce è veramente... come la roccia.
Nella foto sotto, ha già subito un lavaggio preliminare con acrilici diluitissimi, tanto per capire, approssimativamente, l’aspetto che avrebbero avuto.
Il terreno è stato realizzato in DAS, piccole radici naturali e alcuni tronchi vi sono stati annegati prima che seccasse.
Una leggera passata di Vinavil ben diluito ha preceduto la posa del "cappuccino", ovvero un impasto di fondi di caffè, acqua e colla vinilica.
Piccole pietruzze di diversa granulometria vi sono state posate sopra prima che si asciugasse.
Italo si è occupato della colorazione delle opere in muratura e della statua, io, ad aerografo, ho colorato il terreno, usando colori Tamyia dai toni terrosi, seguiti da un lavaggio ad olio marrone scuro e un Dry-brush con smalto Humbrol color mattone.
Inizialmente avevo intenzione di piantare un bonsai, però rendendomi conto che sarebbe stato problematico richiedere agli organizzatori di concorsi, di annaffiarmi regolarmente il diorama, ho deciso di autocorstruirmi l’albero più grande con materiali inerti: pezzi di sprue, rivestiti in stucco bicomponente Milliput.
Le fronde in Zekum sono state spruzzate con un vecchio aerografo con colla vinilica ben diluita e coperte di foglioline Noch di due colori diversi, che sono servite anche per le liane, riprodotte con un prodotto, naturale direi, a giudicare dall’ odore di alga in putrefazione, della Joe Fix Studio, a partire dal tronco, a salire fino alle fronde più alte per ricadere libere verso il basso.
Anche la palma è un’autocostruzione integrale, foglie in carta con anima in filo di acciaio, incollato con la ciano, tronco in listello di balsa a sezione rigorosamente quadrata, evviva il masochismo, rivestito in DAS bianco.
Un po’ di canapa da idraulico per simulare la "peluria" tra le foglie.
Importante osservare foto di palme vere per poter riprodurre una convincente postura delle foglie, senza cadere nelle simmetrie tipiche degli aeroplanari, che vedono tutto perfettamente a squadra e a bolla!! Tutto colorato con acrilici Tamyia e Gunze.
Per gran parte della rimanente vegetazione, mi sono avvalso dei set in carta, tagliati ed incisi al laser della Kamizukuri.
Con i quali ho fatto le foglie dei Bamboo,
L’alberello piccolo:
La palmetta:
E un po’ di ortaggi qua e là, peccato che mi son scordato le zucche per Halloween ormai imminente.
L’acqua, profonda circa 1 cm è stata realizzata con resina Prochima, miscelata a Slate Gray (che poi è un verdastro) e Natural Wood, colata in tre strati a distanza di qualche giorno.
Per andare a colare resina anche tra le piantine, ho usato una siringa di plastica, rivelatasi adeguata allo scopo.
Purtroppo non sono riuscito ancora a capire se esiste un metodo per evitare che la resina venga attratta verso l’alto, per capillarità, tra i fili delle erbette acquatiche.
E finalmente arrivano tre dei quattro figurini, dipinti da Italo con tecniche a me ignote, due bianchi: il capo pattuglia e il radiofonista e un afro-americano: il mitragliere sul muretto.
Forse il nastro dell’ M-60 è un po’ sovradimensionato, ma quelli fotoincisi mi sembrano eccessivamente piatti.
Settembre 2012, finalmente finito, un lavoro durato 14 mesi.
Ringrazio innanzi tutto mia moglie Jana, che, se aveva una remota possibilità di vedersi comprare una casettina col giardino, è definitivamente svanita: ne ho avuto abbastanza di giardinaggio.
Poi Italo Feregotto per i consigli su luci e le ombre, per aver colorato i figurini ( Italo, non ti scordar che ne manca ancora uno me lo fai tu, o devo farmelo portare da babbo Natale?)
Tutti coloro i quali riusciranno a leggersi tutto sto mattone arrivando alla fine senza addormentarsi.
Me stesso, che con la scusa degli stampi per l’arco, mi son regalato un barattolino intero di gelato.
Giaba, il webmaster che mi permette di rendere visibili i miei lavori.
Buon modellismo a tutti