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Indice
1. Premessa
Natale 2010, vado in Germania a trovare i parenti di mia moglie, scambio di regali e grande sorpresa: invece dei soliti saponi, doccia schiuma, dopo barba o bottiglie di vino, percepisco che il regalo fattomi da mio suocero è una scatola di montaggio.
Entusiasmo bambinesco ai massimi livelli.
Già immagino un bel MIG 21 Edurd in 1/48 edizione profipack ovviamente, centinaia di pezzettini di bellissima plastica, corredati da etti di resina e fotoincisioni per abbellire il tutto.
Le dimensioni ridotte mi fanno sorgere i primi dubbi, che si tratti di un 1/72?
Scarto il pacchettino e comincia ad apparire il tipico Blu Revell, ovviamente, siamo in Germania!
Sorpresa: FW 189 in 1/72 ex Condor, con tanto di mini barattolini di colori e pennello double face!
Ma a me i pennelli piace tenerli in bocca, come diavolo faccio se sono “PELOSI” ad entrambe le estremità?
Naturalmente mi fingo estremamente felice del regalo, tanto che mio suocero mi estorce la promessa che l’avrei costruito al più presto.
A Maggio 2011 termino il diorama 6 Panzer Division, che a breve pubblicherò nella mia Gallery, e decido di cominciare l’aeroplanetto.
L’idea iniziale era quella di una costruzione da scatola da terminarsi entro due settimane al massimo, della serie “viene come viene” , basta toglierselo di torno al più presto.
Però non c’è nulla da fare, il sacro fuoco del modellista che arde dentro di me, non mi consente di maltrattare neanche il più insignificante, piccolo, brutto pezzo di stirene esistente al mondo.
Il lavoretto da due settimane comincia a deviare dalla traiettoria prevista, cominciano gli acquisti di Aftermarket: 3 set CMK: interni, esterni, motore.
Prende anche corpo l’idea per una basetta, minuscolo pezzetto di piazzola erbosa, piccola scenetta riproducente un atterraggio di fortuna, dioramino di tale atterraggio in palude, perché non aggiungere un ponte, tanto per riempire, ma adesso che il ponte è fatto che ci metto sopra? Perché non un carrarmatino? Segue acquisto di Pz III Revell, ma un gioiellino così va dettagliato, ottimi i set Part, 3500 pezzi concentrati su una superfice di 5 cm², dimensione media: 3 micron.
Mi ricordo di un Ketenkrad dell’Accademy giacente in garage, follia: set fotoincisioni Part anche per la Motocingoletta (o cingolomotoretta?).
Lezione di tattica militare: i carri devono sempre operare congiuntamente con la fanteria, per cui è seguito ordine di Panzergranadier Preiser.
Follia allo stato puro, la scomposizione dei figurini è analoga a quella dei fratelli maggiori in 1/35 con tanto di teste copricapi, braccia, armi, gavette borracce ecc. separati!
Il diorama prende forma, troppa acqua, di nuovo lo stesso problema, come posso riempire?
Scartata l’idea di una motovedetta fluviale da autocostruirsi, quella armata con torretta di T 34 per intenderci, a causa delle dimensioni eccessive, ripiego su un T-34-43 Dragon.
Sprazzo di lucidità: niente fotoincisioni se non le poche incluse nel kit!
Ma che ci fa immerso nella palude un T-34? Semplice, il povero pilota, inviato al fronte con sole 5 ore di addestramento sulle spalle, durante un precipitoso ripiegamento notturno, è finito di sotto!
Che il povero disgraziato sia stato fucilato per sabotaggio?
Poi si è verificato l’evento illuminante: per fortuna ho guardato le vetrine in salotto, e mi sono reso conto che forse, visto lo spazio disponibile, era meglio fermare la mia fervida immaginazione, prima che mi facesse riprodurre l’intero fronte orientale dal Baltico al Mar Nero, inclusa la flottiglia di U-Boot tipo II colà basati e magari anche uno Stuka che sorvola la palude, tanto per dare tridimensionalità al tutto.
2. Cenni storici [Torna all'Indice]
Essendo partito in scioltezza non ho fatto un’accurata ricerca storica, in effetti non sono in grado di dire che fine abbia fatto l’aereo riprodotto.
Ho solo verificato la possibilità che tutti i mezzi presenti potessero ipoteticamente essere operativi al centro-sud del fronte Russo nella primavera del ’43.
Quanto a me basta perché l’opera non sia classificata come “Fantasy”
Messaggio in codice:
”ciao Gioca”
3. FW 189 [Torna all'Indice]
Come sempre faccio, ho cominciato a costruire tutti i mezzi, i figurini ed il diorama più o meno contemporaneamente, questo mi da la possibilità di differenziare la tipologia dei lavori per non annoiarmi e mi permette di avere i mezzi in avanzato stato di preparazione per poter meglio dimensionare il diorama e posizionare gli stessi.
Per chiarezza descriverò la realizzazione delle diverse componenti separatamente.
Ho cominciato come al solito dall’abitacolo.
CMK fornisce l’intera gondola centrale sotto forma di un unico pezzo, a meno della copertura solida tra le due parti superiori vetrate.
L’adattamento della gondola alle ali si è rivelata complessa, richiedendo abbondanti stuccature e riempimento con profilati in plasticard tra la radice delle ali e la gondola stessa.
Nessuna difficoltà invece ad inserire i vani carrelli in resina, operazione peraltro del tutto inutile visto come il velivolo verrà posizionato sulla basetta.
Assemblate le componenti principali ho provveduto a ripassare le pannellature e i rivetti con un ago montato su portalama, per renderle più nette e profonde.
è seguito il dettaglio dell’abitacolo con gli innumerevoli dettagli interni in resina e/o fotoincisioni, una mano di Tamiya RLM 22 ha fatto da primer e da prima mano di colore per gli interni, la seconda mano dello stesso, ma schiarito con del bianco è servito ad evidenziare il centro dei (pochi ) pannelli piani di dimensioni rilevanti.
Messo da parte l’aerografo ho dipinto tutti i dettagli con acrilici Vallejo.
Una mano di cera Emulsio Facile data a pennello e asciugata con l’aerografo ha fatto da preludio ad un leggero lavaggio selettivo ad olio, con Terra di Cassel diluita in acquaragia La Emusio non è particolarmente lucida, specie se data in una o due mani sui Tamyia, che sono molto opachi, quasi gessosi, per cui non è servito sigillare il tutto con opaco trasparente.
Prima di passare alla colorazione degli esterni ho riprodotto i colpi ricevuti e che hanno causato il blocco del motore di destra, con trapanino e minifresa.
Gli esterni sono stati prima dipinti con lì Alluminum Tamiya, ottimo per verificare imprecisioni di stuccature e incisioni, il rifacimento di quelle venute male, ritoccate poi ancora in Alluminum, ha terminato questa fase.
Una mano di cera emulsio Facile data su tutto il modello ha preceduto l’applicazione della mimetica.
Io sfrutto la finitura metallica di fondo per effettuare le scrostature; trovo infatti molto più veloce e realistico effettuare graffi, abrasioni e scrostature graffiando gli strati superficiali di vernice con la lama di un bisturi piuttosto che dipingerli a pennello.
La cera ha lo scopo di ridurre l’aggrappaggio delle successive mani di colore sul metallizzato, rendendo più facile questa operazione (occhio alle mascherature).
Le superfici inferiori sono state dipinte con colori Gunze, prima le estremità alari gialle e le fasce di fusoliera dello stesso colore, poi il resto in azzurro RLM 76, mascheratura dei pannelli con nastro Tamiya ed evidenziatura delle pannellature con Grigio diluitissimo solo sotto la semiala destra, tutto il resto della parte inferiore sarà invisibile!
L’ho gia scritto: il tempo è un bene prezioso, per cui tutto quello che non si vede non mi interessa sapere che c’è.
Le tecnica usata è uguale a quella utilizzata sugli altri aerei pubblicati nella mia Gallery per cui ve la risparmio.
Mascheratura a mezzo di rotolini di patafix e nastro Tamiya e via con la mimetica superiore, eseguita con smalti Model Master.
Probabilmente in scala 1/72 lo splinter avrebbe dovuto essere a bordi netti, ma non ho potuto resistere, ho mascherato col patafix, belle e sottili le sfumature un po’meno gli “angoli” dello splinter, a volte non proprio netti.
La prossima volta, in questa scala, credo che userò il nastro.
I fumi del motore danneggiato sono stati fatti ad aerografo con Brown prima e Nato Black poi, diluiti 1 a 8 con alcol e dati in leggere velature successive.
Tedioso il lavoro di mascheratura dei trasparenti, con le parti mobili assottigliate e lucidate prima della colorazione.
Cera emusio, due mani, diluita 50/50 con acqua e qualche goccia di alcol e via con le decal, rigorosamente da scatola, tranne le svastiche, politically incorrect, per cui assenti nel foglio Revel.
Ho omesso volutamente le walk away, non mi sono fidato troppo delle decals Revell, troppo alto il rischio di effetti indesiderati, nonostante i vari ammorbidenti e fissatori.
Incollaggio di flap, portelli di accesso abitacolo, carrelli e lamiere varie più o meno danneggiate hanno concluso i lavori che tanto tanto tempo fa avrebbe dovuto essere il soggetto principale della scenetta.
4. T-34 [Torna all'Indice]
Un ottimo, almeno credo, modello della Dragon, cingoli in gomma morbida incollabile DS, ritengo adeguati alla scala (e a un carro semi-affondato), e una miriade di ruote di diversi tipi: early, semi-erly, erly-middle, middle, middle-late, early-late, late, middle-late, extra-late ecc... se qualche esperto mi corregge o mi sagnala eventuali dimenticanze, gliene sarei grato.
Non mi sono documentato molto, ho solo verificato la compatibilità con un’ambientazione nella primavera del ’43.
Montaggio da scatola al 100% quindi.
Le poche fotoincisioni e i cavi di traino metallici erano inclusi nel kit.
Inizialmente pensavo di montare alcuni particolari a parte, come fatto in passato per mezzi in 35, ma questa volta ha prevalso la pigrizia, ho montato tutto (tranne il grosso faro, forato, colorato con Alluminum Humbrol e riempito di Clear Fix, e l’antenna, ma semplicemente perché me li sono dimenticati) e ho proceduto con la colorazione.
Qii si apre un capitolo interessante, ho voluto provare a realizzare una colorazione con marcati effetti di chiariscuri, come fatto da Alessandro Bruschi su uno Stalin in 1/35 pubblicato su un vecchio numero di Model Time.
La particolarità di questa tecnica consiste nel cercare di riprodurre gli effetti della luce sul mezzo, per cui i pannelli non sono stati schiariti al centro, come prevedono le tecniche di invecchiamento degli aerei, ma sui bordi, principalmente nella parte alta delle superfici verticali, sui particolari in rilievo delle superfici orizzontali, cercando di riprodurre gli effetti della luce riflessa sulle varie superfici.
Il tutto adeguato alla scala inferiore e realizzato principalmente ad aerografo, strumento con cui mi trovo molto più a mio agio, che con i pastelli a olio della ricetta originale.
Nessun dubbio sui colori da utilizzare: quando bisogna far velature semitrasparenti, parto deciso con i Tamiya.
Questo non vuol dire che i Tamiya siano i migliori colori in assoluto, non credo alle estremizzazioni, io per fare questo tipo di effetto mi ci trovo bene, altri modellisti magari riescono a far di meglio con colori di altre marche.
Prima grossolana mano di verde scuro JA Green XF 13, prima schiaritura con Olive Green XF 58, Seconda schiaritura con Olive Green miscelato a Dark Yellow XF 60.
Ammetto che sono stato un po’ pigro, ho preso l’aerografo e ho cominciato a spruzzare, non ho perso neanche un secondo a pianificare il lavoro, ho piazzato le foto del carro di Bruschi sul tavolo e ho, ebbene si, lo ammetto, ...volgarmente copiato con le dovute approssimazioni dettata dalla scala diversa.
I vari colori sono stati mescolati con della vernice trasparente lucida Gunze, la finitura così ottenuta mi ha permesso di fare subito una prima scontornature dei particolari in rilievo con il Vallejo nero dato con pennellino 10/0.
Incisioni in negativo, cerniere, bulloni, razze delle ruote, fori delle stesse ecc... sono tutti stati profilati con questo metodo.
Gli stessi particolari sono stati poi pitturati con una mescola di Vallejo, abbastanza chiara, composta da German Field Gray e Dark Flesh.
La stessa mescola è servita anche a ripassare tutti gli spigoli.
Cingoli e maglie di riserva sono stati pitturati a pennello prima con Rust Humbrol, mai vista una tonalità di colore così brutta, per cui li ho rifatti con l’UH 98 Chocolate, poi alcuni lavaggi in terra di Cassel e Terra di Siena bruciata hanno dato un aspetto arrugginito agli stessi.
I cingoli sono stati rifiniti con con un Dry Brush di Gun Metal Humbrol, le maglie di riserva, invece, non sono state trattate col Gun Metal al pari delle marmitte.
Le scritte patriottiche sono state copiate da un profilo dello Squadron dedicato al T-34, non chiedetemi cosa vogliano dire, non ne ho la minima idea, credo che non siano inni a una qualche squadra di calcio.
In figura non apparivano stelle rosse, ma io mi sono concesso una licenza poetica e le ho aggiunte sempre a pennello con Vallejo, prima bianche e poi ricoperte di rosso, la forma imprecisa è voluta, intendendo riprodurre un lavoro fatto a mano ed in fretta, quindi l’ho fatto a mano anch’io... e di fretta.
Una mano di trasparente opaco Gunze ha sigillato il tutto.
A questo punto, vedendo i risultati, ho potuto verificare che i commenti di Alessandro erano fondati: i risultati di questa tecnica o si amano o si odiano.
Io, ammesso sia riuscito ad avvicinarmi, ho molto gradito il risultato.
Purtroppo però ho realizzato tardi che, un mezzo così colorato, avrebbe poco gradito un invecchiamento marcato, come invece richiesto dalla collocazione su questo specifico diorama.
In effetti anche lo Stalin non era molto impolverato e infangato.
Ho dovuto perciò mollare l’approccio istintivo che ho adottato sin dall’inizio dei lavori, e fermarmi a studiare un modo efficace per invecchiare il soggetto, su una colorazione poco propensa a ricevere tale invecchiamento.
Il rischio era di trovarsi con una via di mezzo che non presentasse ne i vantaggi di una resa pittorica contrastata con particolari ben evidenziati, ne un soggetto invecchiato in maniera consona alla collocazione.
Oltretutto dovevo anche cercare di rendere il T 34 compatibile con il Pz III, che al momento aveva ricevuto solo il primer ed una mano di Dark Yellow.
Per cui ho deciso di fermarmi e portare avanti il carro tedesco per il quale dovevo ancora decidere se farlo tutto Giallo Scuro e abbastanza pulito, ottimo per far risaltare i dettagli, ma anche troppo visibile rispetto agli altri soggetti del diorama, o mimetico e sporco, meglio integrabile nel diorama ma che avrebbe perso sicuramente in fatto di visibilità dei particolari.
Alla fine il dilemma non poteva che avere un’unica, banale, ovvia risposta:
stavo facendo un diorama, quindi i singoli soggetti dovevano essere “sacrificati” per la riuscita dell’assieme.
Niente prime donne, solo una scena ben amalgamata.
Nessun rimpianto: mimetica a tre colori (Pz III), colori slavati, impolveramento e invecchiamento marcato.
Spiacente per il T 34 e il tempo perso a creare luci e ombre, ma ho dovuto invecchiare, improvvisando dei lavaggi con ocra acrilico diluitissimo dato a pennello.
che però non le ha fatte svanire del tutto.
A voi giudicare il risultato, il mio avvocato richiederà le attenuanti generiche.
5. Pz III Ausf. M [Torna all'Indice]
Stessa filosofia del T-34, montaggio completo (solo le ruote di riserva e le corazze aggiuntive dello scafo sono state mantenute separate ) e successiva colorazione.
Nessuna difficoltà nel montaggio delle parti in plastica, andate insieme presto e bene, talmente presto e talmente bene che a colorazione ormai ultimata, mi sono accorto che i cingoli sono stati montati al contrario, gli appassionati di scatolozzi cigolanti hanno già capito cosa intendo.
Dopo tutto non è grave, non stiamo parlando di un diorama aeronautico?
Altra storia per le fotoincisioni, due set Part, uno per gli accessori ed uno per gli Shurtzen, che hanno contribuito decisamente a complicarmi la vita.
Non ho utilizzato tutti i pezzi, specie gli accessori quali pale, pinza tagliafili ecc.. in fotoincisione hanno un aspetto decisamente piatto.
Le foto meglio di ogni altra descrizione danno l’idea di quanto fatto.
Io di solito non applico vernici di fondo, ma la presenza di così tanto metallo, mi ha fatto propendere per una leggera mano di primer Humbrol, seguita, qualche giorno dopo da una mano di Dark Yellow XF 60 Tamiya.
Poi ho cominciato poi con la mimetica, volendo simulare colori molto tenui, ho aggiunto al Red Brown XF 64 un terzo di Dark Yellow.
1 parte di colore, 8 di diluente della casa e via all’aerografo.
Stessa cosa per l’XF 58 Olive Green.
Terminata la mimetica ho messo da parte l’aerografo e cominciato a colorare il treno di rotolamento.
Le fiancate dello scafo tra i rulli sono state testurizzate con colori a olio partendo con tonalità marronastre, per terminare con l’ocra.
Non ci ho messo molta cura, gran parte del lavoro verrà coperto dalle corazze aggiuntive.
La parti gommate dei rulli, sono state dipinte con il nero Vallejio e dry brush sugli spigoli in grigio di Pyne a olio.
Lavaggio generale della parte centrale in terra d’ombra, piccoli dettagli messi in rilievo con una mano di Vallejio Carne Scura.
I cingoli, dopo una prima mano di cioccolata, intendo colore Brown Chocolate acrilico, non il Nesquick, hanno ricevuto un lavaggio in terra di siena bruciata e ocra.
Qualche giorno dopo, a colore ben asciutto, dry brush Humbrol Gun Metal e una leggere passata di alluminum solo sulle parti maggiormente a contatto con il terreno.
Terminato il treno di rotolamento, ho spruzzato due mani di cera Emulsio Facile su tutto il carro, e sono passato a dipingere tutti gli ammennicoli fissati sull’esterno, sempre ad acrilico, con gli smalti utilizzati solo per le parti metalliche.
I graffi e le scrostature sono state realizzate con acrilici Valleijo.
Quelli più superficiali con un mix giallo chiaro, ripassati con il German Grey per quelli più profondi.
Un lavaggio generale con terra di Cassel è stato effettuato su tutto il carro, cercando di tirare il colore verso il basso sule superfici verticali, per simulare le colature di sporco.
Il lavaggio è stato "rinforzato" attorno ai particolari da far risaltare e alle poche pannellature in negativo.
Le colature di ossido sono state realizzate con terra di siena bruciata anch’essa a olio.
Le corazze aggiuntive, solo sullo scafo, sono state sporcate, nella parte bassa, con leggere velature di Acrilici dati ad aerografo, Buff XF 57, Flat Heart XF 52 e Brown XF 10 nell’ordine, coprendo aree sempre più piccole spostandosi verso il basso.
6. Figurini [Torna all'Indice]
Un diorama di questo tipo non può che essere popolato da un buon numero di figurini, pena somigliare di più ad un deposito di relitti, dove la staticità del tutto la fa da leone.
La maggior parte dei soggetti provengono da una scatola Preiser dedicata ai Panzer Granadier.
La scomposizione dei pezzi è quasi simile a quella dei fratelli maggiori in 1/35.
Con armi, bisacce, teste, copricapi e spesso anche braccia e gambe sparate.
La confezione contiene 12 figurini in 6 pose diverse, ma con un minimo di fatica, scambiando braccia e accessori si possono ottenere 12 figurini diversi.
Solo il pezzo in piedi sul Kettenkrad è un Italeri a cui ho asportato armi e buffetterie, rimpiazzate da particolari Preiser.
In questa scala non mi pare ci siano molte modifiche da fare, al massimo ho autocostruito le bindelle di alcune armi con sottile filo di rame appiattito con le pinze.
I tre membri dell’equipaggio del FW ed i 3 del PZ III, sono anch’essi Preiser, tratti dalla scatola dedicata ai pioti e meccanici della Luftwaffe (purtroppo la scatola dei carristi non mi è arrivata in tempo!)
La qualità è inferiore rispetto a quella dei colleghi di fanteria, ma con qualche accessorio da loro preso in prestito e la colorazione, penso di aver almeno parzialmente rimadiato.
In particolare la trasformazione dei 3 piloti e meccanici, in altrettanti carristi mi ha particolarmente soddisfatto.
La colorazione è stata fatta con colori acrilici Vallejo, non sono un figurinista, per cui non mi sono complicato particolarmente la vita con mille sfumature, gli indumenti sono stati colorati con un colore di base, una base schiarita per le luci ed una scurita per le ombre.
Ho cercato d riprodurre anche gradi, spalline aquile varie.
Gli elmetti hanno ricevuto lo scudetto nero-bianco- rosso ed uno scarabocchio che dovrebbe riprodurre l’aquila della Wermacht.
Le facce, da sempre mia croce, in ogni scala, hanno ricevuto una mano di dark flash, Dark flesh+ English uniform per le ombre Sunny skin per le luci.
Un rosso spento con del marrone è servito per le labbra.
Se mai Leonardo dovesse ridipingere La Gioconda, proverò a suggerirgli questa tecnica.
7. Kettenkrad [Torna all'Indice]
Il Kettenkrad è una referenza Accademy, migliorata con il set fotoincisioni Part dedicato.
La colorazione è stata eseguita partendo da fondo Humbrol, German Gray XF 63 progressivamente schiarito con Light blu XF 23.
Una mano di lucido gunze ed un lavaggio nero a olio ha contribuito a invecchiare le superfici.
Gli spigoli sono stati evidenziati con una mescola di Blue Luftwaffe schiarito con del bianco Vallejo.
Gli stessi acrilici sono stati usati per dipingere tutti gli altri particolari ed il carico.
Una mano di trasparente opaco Gunze ha terminato il tutto.
8. Diorama [Torna all'Indice]
Come disse Forrest Gump dopo aver attraversato 3 volte gli USA coast to coast a piedi:
sono stanchino, quindi per il diorama vi lascio alle foto.
9. Conclusioni [Torna all'Indice]
Ennesimo lavoro nato per caso, e realizzato senza un piano iniziale preciso, sviluppandosi in corso d’opera.
Questo è il mio secondo diorama di una certa complessità, ci sono mille modi di realizzare questi lavori, io sono giunto alla conclusione che quando si mettono più soggetti insieme bisogna amalgamare i colori dei singoli pezzi e dello sfondo.
Per cui ho cercato di far risaltare poco i diversi soggetti creando uno sfondo di piante e acqua di tonalità non molto diverse da quelle dei mezzi.
Altri modellisti magari avrebbero approfittato del ponte abbastanza scuro, per realizzare un Pz III in tinta unita, giallo, per farlo meglio risaltare.
Io, al contrario, ho preferito scurirlo con una mimetica verde e marrone per attenuare questo contrasto.
Lo stesso vale per il velivolo, posato su uno sfondo verde ecc..
Due filosofie opposte, ma altrettanto valide.
Molti fautori del realismo a tutti i costi pensano, legittimamente, che il modellismo debba essere una riproduzione il più accurata possibile della realtà, io concordo con quelli che, invece, ritengono il modellismo sia l’espressione di come ognuno di noi vede la realtà.
Tra gli amici del GAMS c’è chi ha obbiettato che il diorama era troppo carico, non era realistico perché le possibilità che il FW fosse atterrato in quel posto ed in quel modo sono scarse, che non si capisse qual’era il soggetto principale, l’aereo, il ponte, i figurini, il PZ III, e c’è a chi il lavoro è piaciuto.
Tante teorie tutte diverse, per me conta una sola cosa: mi ci sono proprio divertito, sono partito da un’aereo, per sconfinare in una parte del modellismo che mai avrei pensato mi potesse interessare, quella dei carri in 1/72.
Devo dire che, viste le piccole dimensioni, offre spunti interessanti per la realizzazione di diorami complessi, quasi impossibili, per i comuni mortali, nelle scale maggiori.
Chi normalmente fa mezzi in 72 è autorizzato a commentare: “ma questo somaro che fa modelli già da qualche anno, ha scoperto solo adesso che i mezzi in 1/72 sono piccoli ?!
E noi stiamo pure a leggere quello che scrive, incredibile!”
Ogni commento è benvenuto.
Buon modellismo a tutti.
Roberto “Target” Colaianni e-mail roberto.colaianni@alice.it [Gallery] 20.11.2011 |