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Evidentemente anche carri armati non perfettamente riusciti hanno il loro fascino, uno di essi è il primo carro 'medio ' italiano, che con le sue 11 tonnellate e l'armamento disposto non razionalmente, privo di radio e meccanicamente non a punto, non potè certo scrivere la sua parte di storia.
Tuttavia, un modellista che voglia mettere in collezione non solo i 'vincenti' od i mezzi super perfezionati potrà trovare molti stimoli anche nel completamento di un kit come questo, in resina, prodotto anni fa dalla MST italiana.
E' vero che è uscito un kit molto bello più recentemente, ma con un po' di lavoro si può ottenere una discreta replica anche con la vecchia opera di Luigi Zava, un intelligente stampista che all'epoca si era lanciato in tutta una serie di soggetti italiani non reperibili altrimenti.
Sottoforma di una poco costosa conversione, su base del leggendario kit Italeri dello M13/40, potremo imbastire il lavoro tagliando ad hoc lo scafo in plastica per applicare la nuova sovrastruttura, rifinendola con l'aggiunta delle varie strisce antischegge e di qualche bullone mancante.
Durante il taglio, da farsi con un seghetto da tubazioni, occorrerà avere la massima attenzione, perché alla fine l'unione dovrà essere quasi perfetta.
La torretta è meno riuscita ed ha bisogno di alcuni interventi specie nella zona dell'armamento, la postazione binata di mitragliatrici.
Altri dettagli che non erano proprio uguali a quelli dello M13/40 sono per esempio le marmitte, parte del treno di rotolamento ed il cofano motore, ma non è nulla di particolarmente faticoso da mettere a posto.
La cingolatura per fortuna è molto simile a quella del kit Italeri, c'è da renderla più realistica con delle nuove ruote e disponendo degli spilli quasi invisibilmente, nei punti strategici.
I pochi esemplari costruiti fecero tutti o quasi una ingloriosa fine, sia in Africa Settentrionale che nella lontana Etiopia.
Li' ne furono 24, dopo una breve fase favorevole con la conquista della Somalia britannica subirono un fortissimo logorio, scomparendo dal campo di battaglia.

Le colorazioni possibili sono almeno tre, ma dieci anni fa – a tanto risale il kit – non volendo rischiare troppo su quella 'a splinter' che solo da pochi anni è conosciuta a fondo o su quella a strisce verticali verdi e marrone, mi ero tenuto sulla più piacevole livrea in giallo sabbia unico, più rara ma presente sia in Africa Settentrionale che in Etiopia, quest'ultima con l'aggiunta di rettangoli tattici disegnati col fango – quando si dice l'italica arte d'arrangiarsi – testimoniata da un filmato che avevo guardato e riguardato usando il fermo immagine.
L'ambientazione è molto semplice, con terre colorate e polveri Tauro è stato possibile riprodurre un pezzetto di terreno desertico senza troppo lavoro, bastando segnare coi cingoli stessi prima di montarli le tracce.
Ora tanta passione per lo M11/39 può essere messa a frutto molto meglio, col kit di Corazzati in resina e metallo bianco, essendo molto ma molto improbabile che una qualche ditta lo produca in plastica.