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La categoria dei cannoni d'assalto tedeschi è veramente una fonte d'ispirazione che non finisce mai di appassionare il modellista.
Mentre ora tutte le versioni dello Sturmgeschutz III sono state realizzate in kit, alcuni di altissima levatura, per quel che riguarda il suo parente stretto Stug IV siamo ancora ridotti a vecchi kits, non ancora messi in ombra da quello più recente Dragon del 1998.
E' vero che non si tratta di un mezzo tedesco dei più famosi e prodotti, appena poco più di 1.100 dal 1943, ma è strano che la sua sagoma aggressiva razionale non sia ancora adeguatamente resa.
E' il classico esempio di far tornare in auge un vecchio kit che abbiamo dimenticato tra quelli da fare, si tratta del veterano Tamiya che di senza rimedio ha solo lo scafo, carente nei dettagli e con ruote di fattura grossolana.
In questo era stato battuto già in nuce dall'altrettanto veterano kit Italeri, ciclicamente ritirato fuori nei cataloghi, mentre quello Tamiya è da tempo nel catalogo Academy.
E' un matrimonio fattibile, tra la casamatta Tamiya, ben resa nelle sue linee generali, lo scafo sempre Tamiya e diversi pezzi presi dal kit Italeri.
Avendo scelto un esemplare delle serie più vecchie di produzione, su scafo G, si possono usare le belle ruote Italeri, da adattare ai perni Tamiya.
Per fortuna ci sono diverse fonti bibliografiche su questo semovente per l'appoggio alla fanteria e cacciacarri, le più utili sono quelle giapponesi anche se non manca addirittura un libro in polacco.
Del resto, i componenti dello scafo Pz IV sono molto conosciuti e spigolando anche in altri libri non ci dovrebbero essere troppi punti oscuri.

Una piccola sfida è costituita dalla presenza della pasta amagnetica 'zimmerit' che si può agevolmente riprodurre piano piano, una superfice alla volta, stendendo dello stucco a grana fine che verrà inciso con degli stampini che ci saremo fatti per l'occasione. Ce n'era più di un tipo, documentate su vari siti Internet.
Anche la presenza delle corazzature spaziate laterali, del tipo appeso a ganci, sarà un altro problemino da affrontare, più che altro per le difficoltà di maneggiare il modello nella fase di incollaggio delle strutture di supporto.
Non pensiamo neanche ad accontentarci di quelle fornite nella scatola, tanto è facile autocostruirsele con del plasticard fino – vanno bene anche i fondi dei piattini in plastica da catering – od in carta.
La colorazione è abbastanza lineare, siamo nel periodo nel quale si era arrivati alla classica mimetizzazione di reparto, ad uno o due colori sulla tinta di fondo giallo sabbia 'europeo' ma diversi mezzi restavano nella stessa tinta di fondo data in fabbrica, per mancanza di tempo o di vernice – o di tutti e due !
L'ambientazione è quella del fronte italiano nell'autunno del 1943, il terreno non è più coperto d'erba ed i pochi albereti presenti sono stati in pratica spogliati per fare legna, cosi' basta cospargere la basetta di foglie da tè mescolate ad una miscela di vinavil, colore marrone Humbrol e farina che darà corpo all'impasto. Gli alberetti sono rametti presi durante una passeggiata sulle rive dell'Adige, puliti e potati in modo che sembrino più compatibili con la scala, non c'è di meglio in questo caso.