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Siamo ormai abituati a kits di soggetti sovietici del periodo 1936-1945 discretamente dettagliati e disponiamo – chi più, chi meno – di un'adeguata documentazione per portarli a termine con grande effetto finale di realismo.
Anche il T26, importante carro sovietico diffusissimo sino al 1941 e che si può ambientare nelle situazioni più disparate, dalla Catalogna alle risaie cinesi, è ormai ben riprodotto da un kit Zvezda/Italeri o, alla peggio, dagli abbastanza accettabili kits della MIRAGE od RPM.
Anni fa però bisognava veramente rimboccarsi le maniche per lavorare con quel poco che c'era a disposizione, un kit che i più non ricordano ma che all'epoca aveva fatto scalpore, il 7 Tp polacco della Spojnia.
Essendo il carro originale un derivato del Vickers 'six-ton' inglese, come il T 26, nulla di più facile, per i più oculati produttori in resina del periodo, che cavalcare l'onda proponendo a loro volta questa conversione.
Visto adesso, è un prodotto che si può lasciare tranquillamente nel cassetto, ma all'epoca non c'erano alternative per realizzare qualcosa di sfizioso che uscisse un po' dai binari dei T 34 e KV Tamiya.
Ancora oggi, comunque, lo si può usare come banco di prova per impratichirsi con la resina, non si sa mai.

La costruzione del soggetto ovviamente è abbastanza laboriosa, bisogna prendere molte misure a secco in modo che il pezzo in resina dello scafo combaci bene rispetto alla base in plastica, altre difficoltà vengono dalle superfici non certo a specchio, con qualche bolla d'aria ed incertezza.
Anche la torretta non è un granchè, mancando dettagli in buon numero, unica consolazione quella che a volte anche i correnti kits in plastica mancavano di dettagli.
In pratica, l'aiuto per il completamento è venuto da un gentile modellista russo che aveva fotografato in lungo ed in largo il T 26 modello 33 ancora conservato a Mosca, al Museo Centrale delle Forze Armate e da un altro 'collega' dalla vicina Spagna con altre foto di uno dei due conservati alla caserma El Goloso di Madrid.
Ho consumato una buona quantità di stucco ed ovviamente una discreta di cianoacrilato per avere un'incollaggio a tutta prova, con l'accortezza di non fissarmi anche le dita nel frattempo!
Il collante a due componenti permetterebbe più versatilità per la correzione degli allineamenti, ma a volte fa ammattire sino a che non fa presa.
Per l'ambientazione, siamo nella Finlandia del dicembre 1939, con moltissima neve, all'epoca avevo appena imparato da amici figurinisti il trucchetto del bicarbonato, applicato a molti strati e che dà una brillantezza unica rispetto alla neve che riproducevo prima.
Ora come ora ci sono in commercio almeno una mezza dozzina di più costose confezioni di neve 'pronta' ma un metodo assodato non lo si cambia.